sabato 24 settembre 2011

Zapatero porta la Spagna sull'orlo della bancarotta e si dimette

Vendola è stato profetico. 
Il centrosinistra spagnolo ha portato il paese alla bancarotta con una disoccupazione al 20%.
Oggi in Spagna, domani in Italia. Il "Nuovo Ulivo" di Veltroni, Di Pietro,  e Vendola ci proverà ...

Soltanto un polo anticapitalista può cambiare le sorti del paese.
Giovani Comunisti Torino





José Luis Rodriguez Zapatero si è dimesso dall'incarico presidenziale.
Lo ha annunciato lui stesso a Palazzo della Moncloa durante una conferenza in cui ha ripercorso i punti attuati dal suo Governo nel primo semestre del 2011.
Le dimissioni del Presidente arrivano dopo mesi di instabilità del clima politico in Spagna.

Lo chiamavano “Zapaterismo”. Oggi di quel sogno del socialismo europeo, che ha ispirato per anni la sinistra italiana, rimangono solo le briciole. Il primo ministro spagnolo, ha rassegnato le dimissioni. Si voterà in anticipo di un anno. Josè Luis Zapatero lascia alla Spagna una situazione economica preoccupate, con una disoccupazione superiore al 20%. Quel Paese che avrebbe dovuto superare l'Italia in termini di ricchezza pro-capite con la sua crescita e con il suo dinamismo è stato modello di riferimento per i progressisti nostrani. Che oggi piangono l'ennesimo sogno che non si è trasformato in realtà.

Dalla rivoluzione culturale, al tracollo economico. Anche i socialisti spagnoli voltano le spalle a quello che molti chiamavano “El Bambi”, per via di quegli occhioni azzurri che ricordano il celebre cerbiatto. Di Zapatero, la sinistra europea ricorderà le sue battaglie riuscite per favorire l'aborto tra le ragazze minorenni, per il divorzio breve, per il matrimonio gay e per i processi al franchismo. Ma la rivoluzione culturale condotta in Spagna non è servita all'economia. Il Paese aveva bisogno (anche) di altro: rendere strutturale una crescita basata essenzialmente sugli investimenti stranieri.

Il “Bambi” sognatore si è dimenticato dell'economia. Zapatero è stato “lento”, come lo considerano i suoi compagni di partito. Lento soprattutto di fronte alla crisi economica mondiale. L'economia non è il suo forte, e questo si era capito da subito. Troppo attento ai diritti civili, si è spesso disinteressato ad altri aspetti che determinano il benessere di una nazione: i soldi e il lavoro. Schiacciato dalla sua stessa retorica che ha rubato spazio alle azioni.

Il crescere del malcontento popolare, la situazione di crisi economica e voci interne al Governo che ne consigliavano le dimissioni, hanno portato invece Zapatero a dimettersi dal suo incarico. A settembre l'attuale parlamento concluderà alcuni lavori di legislatura e il 20 novembre si andrà alle urne.

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