giovedì 29 settembre 2011

L'orgia patriottica simulata e una portaerei senza dignità

di Francesco Delledonne

“ Garibaldi, brigate d'assalto,
tu che sorgi dall'italo cuore,
per la Patria, la fede e l'onore
contro chi maledetto tradì. ”

La vergognosa guerra imperialista di questi mesi impone di affrontare con serietà la questione della sovranità nazionale e dell'indipendenza del nostro Paese.
Proprio nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia infatti, dimostriamo più che mai di essere una colonia dei padroni d'oltreoceano, aggredendo un Paese amico al primo schiocco di dita del padrone a stelle e strisce. Il solito teatrino politico, con giornalisti supinamente al seguito, ha tentato e tenta (riuscendoci purtroppo) di mascherare la presenza di 113 installazioni militari statunitensi sul nostro territorio intonando l'Inno di Mameli, applaudendo le Frecce Tricolori e celebrando in maniera surreale la nostra servitù.

L'intero arco parlamentare (oltre a Vendola che ha chiesto una "no-fly zone vigilata") è di fatto favorevole alla aggressione contro la Grande Giamahiria Araba Libica Popolare e Socialista; un'aggressione che, oltre ad essere ignobile e criminale (non c'è infatti nulla di più vile ed infame dei bombardamenti a distanza contro uno stato militarmente inferiore), va contro i nostri stessi interessi geopolitici ed economici, stracciando il Trattato di Bengasi e confermando quindi la nostra storica fama di traditori. Uno spettacolo di servilismo bipartisan osceno e infinitamente più grave delle puttane di Berlusconi, che rimangono ovviamente una scena indegna e il simbolo del degrado politico e morale cui porta il capitalismo.

In questa selva di politici senza dignità spicca il viceré (scusate, Presidente della Repubblica) Giorgio Napolitano che, pur di eseguire gli ordini del padrone Obama, non ha esitato a sputare sulla Costituzione che pure ha giurato di difendere, fino a spingere un inizialmente incerto Berlusconi a bombardare il "bel suol di Tripoli".

E i comunisti? Questa guerra ha messo tristemente in evidenza gli enormi limiti teorici e di analisi dei comunisti e della sinistra italiana, motivo per cui questa è la prima guerra contro cui non c'è alcuna protesta visibile (anche a causa dell'Obamania, leggi “lavaggio del cervello”, cui sono stati sottoposti gli europei in questi anni). Nella maggior parte dei casi (fortunatamente con sempre più numerose eccezioni a livello di singoli militanti) la critica si ferma ad uno sterile quanto patetico pacifismo, per cui si criticano i mezzi usati dalla NATO ma se ne condividono in toto gli obiettivi: la cacciata di Gheddafi e l'imposizione dall'esterno di una liberaldemocrazia filo-occidentale (o, meglio, una monarchia costituzionale senussita). Sterile pacifismo, va sottolineato, che spesso è il preludio alla negazione della stessa legittimità della violenza rivoluzionaria per rovesciare un sistema di sfruttamento. Un pacifismo che sostituisce Gandhi a Lenin; un pacifismo insomma che porta direttamente all'anti-comunismo.

Occorre quindi lavorare con pazienza e volontà per una rivoluzione culturale radicale tra i comunisti, in modo da recuperare l'analisi leniniana dell'imperialismo (adattandola al XXI secolo, in cui siamo in presenza di una evidente pretesa unipolare non prevedibile da Lenin) e l'importanza in questo contesto della sovranità nazionale e dell'indipendenza.

Bisogna ribadire con forza che la sovranità nazionale non è in contrasto con l'internazionalismo, ma anzi ne è il perno centrale e imprescindibile ( “Tra il nazionalismo correttamente inteso e l'internazionalismo proletario non c'è e non può esserci contraddizione. Il cosmopolitismo senza patria, che nega il sentimento nazionale e l'idea di patria, non ha nulla da spartire con l'internazionalismo proletario.” - Georgi Dimitrov).

Chi appena sente la parola Patria (che peraltro non compariva nemmeno nell'Eniclopedia Italiana del fascismo) inizia a sbraitare con la bava alla bocca "Fascista!" dovrebbe rendersi conto che sta dando dal fascista al Che, a Fidel, a Togliatti, a Ho Chi Minh, a Mao, a Chavez, a Lukashenko, eccetera, e deve ricordare che i comunisti storicamente hanno vinto solo (SOLO!) quando sono stati in grado di unire la lotta per la liberazione sociale a quella per la liberazione nazionale, ed hanno saputo guidare tutto il popolo verso l'indipendenza e la sovranità nazionale.

Il Patriottismo non ha nulla a che vedere né con il nazionalismo estremo né con il razzismo (che ne sono anzi la negazione). La Patria dei comunisti è intesa infatti in senso territoriale prima ancora che etnico, e l'amore per la Patria, parafrasando Josè Martì, è prima di tutto l'odio eterno verso chi la opprime.

Lottare per l'indipendenza distruggendo "l'ombrello protettivo" della NATO e l'oligarchia finanziaria dell'UE dunque come premessa indispensabile per la liberazione sociale e la fine dello sfruttamento. Anche un movimento studentesco che si oppone all'applicazione di questa contro-riforma e a quelle successive senza porre questa questione sarà inutile ed inoffensivo. La Gelmini infatti risponde a Tremonti che a sua volta risponde ai banchieri anglosassoni e al grande capitale (vedi l'ignobile crociera sul Britannia del '92 in cui si è decisa la svendita dell'industria pubblica italiana). Un movimento quindi che concentra tutta la sua legittima rabbia sul primo dei gradini senza porre in questione il sistema economico che ci sta dietro sarà destinato inevitabilmente ad essere strumentalizzato ed anzi a rimanere un fenomeno folcloristico che non fa altro che rafforzare il "sistema" che dice di voler combattere.

A questo degrado i comunisti devono rispondere recuperando le esperienze migliori del Risorgimento e della Resistenza e lavorando pazientemente nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro per la costruzione di un movimento di massa in grado di porre la questione della necessità di un terzo Risorgimento, che liberi l'Italia dall'occupazione (militare, economica e culturale) nordamericana e dallo sfruttamento capitalistico.

Il cosmopolitismo è una ideologia del tutto estranea alla classe operaia. Esso è invece l'ideologia caratteristica degli uomini della banca internazionale, dei cartelli e dei trusts internazionali, dei grandi speculatori di borsa e dei fabbricanti di armi. Costoro sono i patrioti del loro portafoglio. Essi non soltanto vendono, ma si vendono volentieri al migliore offerente tra gli imperialisti stranieri.

* Palmiro Togliatti [Il patriottismo dei comunisti – Rinascita, 1945]

Patria o morte, Vinceremo!

Fonte: A piena voce

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