sabato 24 settembre 2011

Abbas trionfa all'Onu. «È scoccata l'ora dello Stato di Palestina»

di Francesca Marretta

La standing ovation dei delegati alla 66esima Assemblea Generale dell'Onu che ha salutato il discorso del Presidente palestinese Mahmoud Abbas è un messaggio in chiaro: «E' scoccata l'ora dello Stato di Palestina». L'Assemblea ha ascoltato Abbas dire: «Abbiamo chiesto la piena adesione della Palestina entro i confini del 4 giugno del 1967 con Gerusalemme est capitale».

Parole accolte a Ramallah, Nablus, Hebron, Jenin e alla Porta di Damasco a Gerusalemme, dove migliaia di palestinesi hanno seguito il discorso del Presidente in diretta dai maxischermi, con boati di gioia. A Gaza si è esultato nei caffè, perché Hamas ha impedito ogni manifestazione di piazza. Con uno scatto d'orgoglio Abbas ha mostrato al mondo di avere il coraggio di andare avanti per la sua strada, pur nella consapevolezza del veto Usa. La richiesta di adesione alle Nazioni Unite è stata presentata al Segretario Generale Ban Ki-moon prima del discorso all'Assemblea dell'Onu. A New York, Barack Obama ha cercando in tutti i modi di dissuadere Abbas. Ora il leader americano dovrà prendersi la responsabilità, agli occhi del mondo, di andare controcorrente in un frangente storico in cui si inneggia alla libertà dei popoli nel mondo arabo. «Abbiamo tentato tutte le strade per la pace», ha esordito Abbas nel suo intervento all'Assemblea Generale, dicendo di essere sempre pronto a stendere la mano alla pace con Israele. A cui il Presidente palestinese ha attribuito la responsabilità per il fallimento dei negoziati di pace, accusandolo di cimentarsi in una «politica colonialista» verso gli arabi che si somma «all'occupazione militarizzata» dei Territori palestinesi. «Israele continua la sua campagna demolitrice e la sua pulizia etnica verso i palestinesi» ha detto Abu Mazen, sottolineando che tale aggressione non risparmia i «luoghi sacri» arabi.

Il Presidente palestinese ha chiarito che il suo discorso non intende «isolare o a delegittimare Israele», ma «delegittimare la sistematica colonizzazione» dei Territori palestinesi. «Dichiaro qui che l'Olp è pronto a tornare immediatamente al tavolo del negoziato» se cesseranno le «attività di insediamento» nei Territori occupati. Quando Abbas pronuncia il nome di Yasser Arafat, ricordando che nel già nel 1974 Abu Ammar si presentò davanti alla stessa Assemblea dicendo «non lasciate che i rami d'ulivo cadano dalle mie 
 braccia», scatta l'ovazione.

Abbas non avrà mai la statura di Arafat agli occhi dei palestinesi e del mondo. Ma ieri ha riscattato la sua immagine da uomo grigio, troppo spesso incline a non scontentare americani e israeliani, pur continuando a prendere schiaffi in faccia. Anche se gli Usa porranno il veto al Consiglio di Sicurezza i palestinesi avranno fatto un passo avanti. Si rivolgeranno all'Assemblea Generale per implementare il piano B, quello che richiama la proposta francese (già peraltro considerata dai palestinesi e in ambito Ue), di ottenere lo Status di osservatore all'Onu. Il Presidente francese Sarkozy propone che Abbas si impegni a non rivolgersi a organismi come la Corte penale internazionale contro Israele, in modo da far ripartire negoziati di pace, sponsorizzati stavolta dall'Europa, quasi all'unanimità favorevole alla concessione dello status di osservatore (come il Vaticano e la Svizzera) allo Stato di Palestina. A New York su questo punto Abbas ha però detto che per ora non vi sarà una ufficiale su quest'ultima soluzione che «va studiata». Secondo i sondaggi il 70 per cento degli israeliani è favorevole a vedere la nascita di uno Stato di Palestina. L'intervento di Netanyahu è seguito a quello di Abbas, Giappone e Buthan. Il premier israeliano ha detto di stendere la mano ai palestinesi per la pace. Poi ha detto: «Non sono venuto a prendere applausi, sono venuto a dire la verità e la verità è che Israele vuole la pace con i palestinesi», ma «i palestinesi vogliono uno Stato senza la pace».

Prima delle reazioni contrarie del governo israeliano al discorso di Abbas sono arrivate quelle di Hamas, secondo cui è un controsenso «contiene la richiesta di riconoscimento dello stato palestinese e al contempo il riconoscimento dello Stato israeliano» ed è una «mossa priva di contenuti».

Fonte: Liberazione

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