sabato 19 maggio 2012

Il progetto Lotta Per Noi Chiude

Il sito/progetto Lotta Per Noi chiude.

Potete continuare a seguirci su:

Patria del Ribelle, il blog di Andrea 'Perno' Salutari

Giovani Comunisti Torino, il blog ufficiale della giovanile comunista di Torino

martedì 13 marzo 2012

Arancia Metalmeccanica a sostegno della Lotta No Tav


Arancia Metalmeccanica, il progetto del partito sociale del PRC che sostiene le casse di resistenza degli operai in lotta con la vendita delle arance dei contadini siciliani colpiti dalla crisi arriva a Torino per sostenere la lotta dei NO TAV. Di seguito il testo del volantino

Un gesto concreto e "gustoso" per aiutare il movimento
Sabato 17 Marzo banchetto in piazza castello angolo via roma dalle ore 10,30 alle ore 17,00.

La Tav è un progetto dai costi spaventosi, un gigantesco consumo di territorio e nessun investimento per il trasporto pubblico ordinario, questo si, utilizzato dalla stragrande maggioranza della popolazione.

La Tav costerà 1300 Euro al centimetro, uno spreco enorme di risorse, visto che la linea ferroviaria esistente è utilizzata solo al 30% e che il Paese sta attraversando una crisi economica i cui costi vengono fatti pagare ai “soliti noti” infatti: si chiudono ospedali e fabbriche, si tagliano pensioni,

Noi ci opponiamo ad un progetto che:
• è inutile perché la linea ferrovia attuale è più che sufficiente per merci e passeggeri
• è uno spreco immenso di risorse pubbliche in un periodo di crisi (17 miliardi di Euro!)
• è dannoso sul piano ambientale, devastando una vallata che è già oggi attraversata da una linea ferroviaria a doppio binario, una autostrada, 2 statali e 3 elettrodotti.
• è pericoloso per la salute giacché dall’estrazione e trattamento di rocce che contengono amianto ed uranio si metterà a repentaglio la salubrità dell’ambiente e quella delle persone: i danni provocati dall’amianto sono sotto gli occhi di tutti.
• Perché non far passare i treni sulla ferrovia esistente utilizzata al 30 per cento della sua capacità?
• Mezz’ora in meno tra Torino e Lione valgono i 17 miliardi di euro che potrebbero invece essere dedicati al riassetto idrogeologico del territorio e al potenziamento del trasporto dei pendolari?
• Quante persone infatti ogni anno muoiono in questo Paese a causa di terremoti, frane, alluvioni? Quanto si spende per riparare i danni ? Non sarebbe finalmente ora di avviare davvero una “grande opera”di messa in sicurezza del nostro territorio che produrrebbe, questa si, nuova e qualificata occupazione e progresso civile?

Sabato 17 Marzo e domenica 18 Marzo Rifondazione Comunista organizza in due piazze di Torino e in quindici piazze della provincia la vendita solidale di arance siciliane . Il ricavato andrà al movimento no tav per le iniziative di lotta. Un gesto concreto e "gustoso" per aiutare il movimento che da 20 anni si batte contro il treno ad alta velocità e propone un modello diverso di sviluppo.

venerdì 9 marzo 2012

Cronaca vera di un No Tav piccolo piccolo

LA RESIPISCENZA, QUESTA SCONOSCIUTA
                                                         
Cronaca vera di un no tav piccolo piccolo

Sono uno delle 40 persone coinvolte nella ”retata” contro i No Tav  del 26 gennaio scorso che portò in carcere 26 persone, di varie città, e agli arresti domiciliare o l’obbligo di dimora per le  restanti 14 . La mia posizione è una delle più leggere visto che non ho subito altre misure oltre all’obbligo di dimora in Torino.Sono incensurato e questo credo abbia pesato nella scelta delle misure cautelari da applicare a ognuno di noi,.Da neofita del crimine mi sono trovato a sfiorare un mondo per me ancora sconosciuto; il sacro e intoccabile  mondo della giustizia Italiana e ve ne voglio sommessamente parlare.
Ma veniamo brevemente ai fatti.

Dopo che la magistratura torinese ha ordinato il blitz, in puro stile pool antimafia di Palermo, con tanto di perquisizioni, arresti, impronte digitali e giornalisti al seguito, mi è stato notificato tutto il materiale probatorio, spero che si dica così, fatto di fotografie, accuse ,situazione dei colleghi criminali e considerazioni di varia natura normativa e giudiziaria. Primo colpo alla mascella. Trovarsi in un second
o  sui giornali nazionali, con tanto di nome, cognome e epiche gesta criminali, additato come nemico dello Stato, Ultras della violenza gratuita e premio nobel della sovversione non è stato molto carino. Per due giorni un quotidiano nazionale, che dopo nominerò, mi ha dato per carcerato con l’ovvia sorpresa da parte di chi mi vedeva gironzolare fischiettando per la città. Dopo criminale anche maestro dell’evasione penitenziaria. Un Vallanzasca sabaudo. Il quotidiano la Repubblica ha declamato in rima tutte le fasi della mia attività criminosa con il botto finale della mia presunta forza erculea ,in grado di alzare un wc chimico e scagliarlo con forza verso un carro armato della polizia. Difficile che la polizia disponga di carri armati ma credo impossibile trovare nelle nostre belle valli piemontesi wc chimici a portata di criminale. Colpo al fegato con testata sui denti. morale: stai recluso a Torino e poi vedremo. Ok rispondo io, visto che ci sono persone in carcere è meglio non lamentarsi troppo per una forma di rispetto verso i colleghi lestofanti. Così pensando mi dedico alla lettura delle carte , per me pari a una storia di fiabe, e inizio a scoprire l’esilarante mondo della giustizia. Mi piacerebbe farvele leggere, chi lo ha fatto ride ancora adesso, così vi rendereste conto della forza della nostra magistratura. Errori di tutti i tipi, frasi non finite, un verbo ogni 40 righe ecc.
Stupefacente.
Non voglio entrare in polemica con chi dovrà giudicarmi,la mia coscienza di militante politico è intonsa e questo, per dormire la notte, è più che sufficiente per il sottoscritto.

Capisco che questa possa sembrarvi una piccola storia e allora per renderla più accattivante vorrei passare direttamente al finale. Dimenticavo, nel frattempo ho fatto richiesta di revoca della misura cautelare . Suddetta misura mi è stata negata stanotte, con notifica alle due scampanellando allegramente per tutto il pianerottolo e per la terza volta in un mese , con le seguenti motivazioni:
1) la mancanza di oggettivi segni di resipiscenza da parte mia o, almeno, di seria e concreta presa di distanza dai fatti d’indagine ecc ecc.
2) la mia attività di musicista e sindacalista( sono un funzionario di partito e non bisogna essere Gramsci per capire la differenza tra un partito e un sindacato) non possono prevalere sull’esigenza della suprema difesa dello stato( ndr).
 Per quanto riguarda la mia famiglia, chissenefrega possono venire loro a trovarmi. Morale: non ti sei pentito neanche un po’ di essere quello che sei e che pensi  e allora nisba. Torna in ginocchio, penitente e dopo aver sacrificato un agnello al signore e se ne riparla.

Devo infine dire che le tre “visite” fatte a casa mia sono state tutte fatte in modo professionale e in punta di fioretto ma ormai nel mio palazzo mi considerano un pezzo da novanta del crimine, degno di sedere tra Sem Giancana e Totò Riina.. Ko tecnico .

Vi avevo avvertito, è una piccola storia che si perde nella cronaca del nostro paese ma gli ingredienti che fanno dell’Italia un paese cialtronesco ci sono tutti. In dosi omeopatiche ma ci sono tutti. Saluti e ieri, oggi e domani sempre no tav. andrea vitali

p.s. grazie per aver arricchito il mio misero vocabolario con la parola resipiscenza.

lunedì 5 marzo 2012

Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino – Lione

Al Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Prof. Mario Monti
Palazzo Chigi
ROMA


Oggetto: Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino – Lione, Progetto Prioritario TEN-T N° 6, sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali.
Onorevole Presidente,

ci rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei presieduto, nella convinzione di trovare un ascolto attento e privo di pregiudizi a quanto intendiamo esporLe sulla base della nostra esperienza e competenza professionale ed accademica. Il problema della nuova linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per noi, docenti, ricercatori e professionisti, una questione di metodo e di merito sulla quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del Paese. Ciò è tanto più vero nella presente difficile congiuntura economica che il suo Governo è chiamato ad affrontare.
Sentiamo come nostro dovere riaffermare - e nel seguito di questa lettera, argomentare - che il progetto della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, inspiegabilmente definito “strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un qualsivoglia piano finanziario), è passibile di causare ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità locali e dei territori coinvolti.

Diminuita domanda di trasporto merci e passeggeri
Nel decennio tra il 2000 e il 2009, prima della crisi economica, il traffico complessivo di merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato del 31%. Nel 2009 ha raggiunto il valore di 18 milioni di tonnellate di merci trasportate, come 22 anni prima. Nello stesso periodo si è dimezzato anche il traffico merci sulla ferrovia del Fréjus, anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella Dichiarazione di Modane sottoscritta dai Governi italiano e francese. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro, non sarebbe nemmeno ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi interamente in galleria, la velocità massima di
esercizio sarà di 220 km/h, con tratti a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA presentata dalle Ferrovie Italiane. Per effetto del transito di treni passeggeri e merci, l’effettiva capacità della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sarebbe praticamente identica a quella della linea storica, attualmente sottoutilizzata nonostante il suo ammodernamento terminato un anno fa e per il quale sono stati investiti da Italia e Francia circa 400 milioni di euro.

Assenza di vantaggi economici per il Paese
Per quanto attiene gli aspetti finanziari, ci sembra particolarmente importante sottolineare l’assenza di un effettivo ritorno del capitale investito. In particolare:
1. Non sono noti piani finanziari di sorta
Sono emerse recentemente ipotesi di una realizzazione del progetto per fasi, che richiedono nuove analisi tecniche, economiche e progettuali. Inoltre l’assenza di un piano finanziario dell’opera, in un periodo di estrema scarsità di risorse pubbliche, rende ancora più incerto il quadro decisionale in cui si colloca, con gravi rischi di “stop and go”.
2. Il ritorno finanziario appare trascurabile, anche con scenari molto ottimistici.
Le analisi finanziarie preliminari sembrano coerenti con gli elevati costi e il modesto traffico, cioè il grado di copertura delle spese in conto capitale è probabilmente vicino a zero. Il risultato dell’analisi costi-benefici effettuata dai promotori, e molto contestata, colloca comunque l’opera tra i progetti marginali.
3. Ci sono opere con ritorni certamente più elevati: occorre valutare le priorità
Risolvere i fenomeni di congestione estrema del traffico nelle aree metropolitane così come riabilitare e conservare il sistema ferroviario "storico" sono alternative da affrontare con urgenza, ricche di potenzialità innovativa, economicamente, ambientalmente e socialmente redditizie.
4. Il ruolo anticiclico di questo tipo di progetti sembra trascurabile.
Le grandi opere civili presentano un’elevatissima intensità di capitale, e tempi di realizzazione molto lunghi. Altre forme di spesa pubblica presenterebbero moltiplicatori molto più significativi.
5. Ci sono legittimi dubbi funzionali, e quindi economici, sul concetto di corridoio.
I corridoi europei sono tracciati semi-rettilinei, con forti significati simbolici, ma privi di supporti funzionali. Lungo tali corridoi vi possono essere tratte congestionate alternate a tratte con modesti traffici. Prevedere una continuità di investimenti per ragioni “geometriche” può dar luogo ad un uso molto inefficiente di risorse pubbliche, oggi drammaticamente scarse.

Bilancio energetico-ambientale nettamente negativo.
Esiste una vasta letteratura scientifica nazionale e internazionale, da cui si desume chiaramente che i costi energetici e il relativo contributo all’effetto serra da parte dell’alta velocità sono enormemente acuiti dal consumo per la costruzione e l’operatività delle infrastrutture (binari, viadotti, gallerie) nonché dai più elevati
consumi elettrici per l’operatività dei treni, non adeguatamente compensati da flussi di traffico sottratti ad altre modalità. Non è pertanto in alcun modo ipotizzabile un minor contributo all’effetto serra, neanche rispetto al traffico autostradale di merci e passeggeri. Le affermazioni in tal senso sono basate sui soli consumi operativi
(trascurando le infrastrutture) e su assunzioni di traffico crescente (prive di fondamento, a parte alcune tratte e orari di particolare importanza).

Risorse sottratte al benessere del Paese
Molto spesso in passato è stato sostenuto che alcuni grandi progetti tecnologici erano altamente remunerativi e assolutamente sicuri; la realtà ha purtroppo dimostrato il contrario. Gli investimenti per grandi opere non giustificate da una effettiva domanda, lungi dal creare occupazione e crescita, sottraggono capitali e risorse
all’innovazione tecnologica, alla competitività delle piccole e medie imprese che sostengono il tessuto economico nazionale, alla creazione di nuove opportunità lavorative e alla diminuzione del carico fiscale. La nuova linea ferroviaria Torino- Lione, con un costo totale del tunnel transfrontaliero di base e tratte nazionali,
previsto intorno ai 20 miliardi di euro (e una prevedibile lievitazione fino a 30 miliardi e forse anche di più, per l’inevitabile adeguamento dei prezzi già avvenuto negli altri tratti di Alta Velocità realizzati), penalizzerebbe l’economia italiana con un contributo al debito pubblico dello stesso ordine della manovra economica che il Suo Governo ha messo in atto per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria che il Paese attraversa. E’ legittimo domandarsi come e a quali condizioni potranno essere reperite le ingenti risorse necessarie a questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del capitale pubblico. Alcune stime fanno pensare che grandi opere come TAV e ponte sullo stretto di Messina in realtà nascondano ingenti rischi per il rapporto debito/PIL del nostro Paese, costituendo sacche di debito nascosto, la cui copertura viene attribuita a capitale privato, di fatto garantito dall’intervento pubblico.

Sostenibilità e democrazia
La sostenibilità dell’economia e della vita sociale non si limita unicamente al patrimonio naturale che diamo in eredità alle generazioni future, ma coinvolge anche le conquiste economiche e le istituzioni sociali, l’espressione democratica della volontà dei cittadini e la risoluzione pacifica dei conflitti. In questo senso,
l’applicazione di misure di sorveglianza di tipo militare dei cantieri della nuova linea ferroviaria Torino-Lione ci sembra un’anomalia che Le chiediamo vivamente di rimuovere al più presto, anche per dimostrare all’Unione Europea la capacità dell’Italia di instaurare un vero dialogo con i cittadini, basato su valutazioni trasparenti e documentabili, così come previsto dalla Convenzione di Aarhus2.

Per queste ragioni, Le chiediamo rispettosamente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo la necessità dell’opera.
Non ci sembra privo di fondamento affermare che l’attuale congiuntura economica e finanziaria giustifichi ampiamente un eventuale ripensamento e consentirebbe al Paese di uscire con dignità da un progetto inutile, costoso e non privo di importanti conseguenze ambientali, anche per evitare di iniziare a realizzare
un’opera che potrebbe essere completata solo assorbendo ingenti risorse da altri settori prioritari per la vita del Paese.

Con viva cordialità e rispettosa attesa,
Roma, 9 febbraio 2012
Sergio Ulgiati, Chimico Ambientale, Università degli Studi di Napoli Parthenope
Ivan Cicconi, Ingegnere, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici
Luca Mercalli, Climatologo, Società Meteorologica Italiana
Marco Ponti, Economista, Politecnico di Milano

(seguono le firme di altri 356 studiosi e professionisti)

sabato 3 marzo 2012

La Tav è un'opera inutile voluta nell'interesse dei costruttori e delle banche

di  Michael Pontrelli

Ivan Cicconi, ingegnere, è considerato uno dei maggiori esperti italiani di infrastrutture e lavori pubblici. Nella sua attività ultradecennale è stato capo della segreteria tecnica del ministro dei Lavori Pubblici nella XIII legislatura, membro del Cda dell’Anas, professore a contratto nelle università La Sapienza di Roma, Politecnico di Torino e LUISS. Ha svolto attività di ricerca per il Cnr, per l’Enea e per il Cnel. Autore di numerosi saggi è uno dei 4 redattori della lettera inviata al Presidente del Consiglio Mario Monti contro la Tav in Val di Susa, sottoscritta do oltre 300 autorevoli esponenti del mondo tecnico scientifico italiano. A Cicconi abbiamo chiesto di spiegarci perché l’alta velocità Torino-Lione è inutile e cosa si nasconde dietro l’insistenza dello Stato nel voler realizzare l’opera a tutti i costi.


Partiamo dal dibattito in corso attorno alla opportunità di realizzare l’infrastruttura. Come lo giudica?
“Dal governo tecnico e dai politici che in questi giorni vediamo nei canali televisivi sentiamo solamente slogan: ‘la democrazia non si ferma, non possiamo essere tagliati fuori dall’Europa, se non realizziamo quest’ultimo tratto impediamo la realizzazione del corridoio di alta velocità Lisbona-Kiev’. I politici non sanno di quello che parlano”.

In realtà però di alta velocità ne parla anche l’Europa. Il corridoio Lisbona-Kiev, di cui fa parte la tratta Torino-Lione, non è considerata un’opera strategica a livello europeo?
“I corridoi per il trasporto merci non sono mai stati definiti e tantomeno sono corridoi di alta velocità, perciò si tratta di una cosa non vera. A conferma di questo il fatto che in Slovenia, Ungheria e Ucraina non c’è nessun programma di alta velocità. E’ ormai da 15 anni che non si parla più di corridoio Lisbona-Kiev ma di progetti prioritari e quello Torino-Lione rientra all’interno del progetto prioritario 8, ovvero la Lione-Budapest. Ma nei progetti prioritari da parte dell’Unione europea non c’è l’imposizione di una determinata tecnologia”.

Dato che da parte dell’Unione europea non c’è l’imposizione di una determinata tecnologia, non si potrebbe allora adeguare la ferrovia esistente anziché costruirne una nuova?
“L’adeguamento è stato già fatto. Dal 2003 al 2006 c’è stata la sperimentazione, con interventi pubblici per decine di milioni di euro autorizzati dalla Ue, della cosiddetta autostrada alpina. Il piano di campagna dei binari è stato abbassato per favorire il trasporto diretto dei camion e lo Stato è arrivato a coprire il 75% del costo del servizio di trasporto. Nonostante tutto questo il traffico merci sulla linea ha continuato a calare. I dati parlano chiaro. Si è passati dalle 8,4 milioni di tonnellate di merci del 2003 ai 3,3 milioni di tonnellate del 2010. La semplice verità è che sulla Torino-Lione non c’è domanda di traffico merci. La linea ferroviaria esistente è utilizzata al 30-32% delle potenzialità”.

La comunità tecnico scientifica come si schiera nei confronti di questa opera?
“Non ho ancora trovato un tecnico che sia favorevole al progetto o che quantomeno sia in grado di motivarne le ragioni tecniche per farlo”.

Perché la politica insiste tanto allora nel voler realizzarla?
“Perché purtroppo la politica, o meglio il sistema dei partiti, è lontano dalla realtà. Per esempio, sono rimasto scandalizzato nel vedere che Cota e Fassino nell’incontro con il governo hanno dato il via libera al progetto in cambio delle compensazioni per il territorio. Quanto accaduto conferma, ancora una volta, che in Italia le grandi opere diventano il pretesto per avere soldi nel territorio senza però entrare nel merito dell’utilità di quanto si vuole realizzare”.

Qualcuno però parla anche di pressioni dei poteri forti. E’ dietrologia?
“No. Spingono a favore della Tav non solo grandi imprese costruttrici ma anche e soprattutto il sistema bancario perché queste grandi opere vengono fatte a debito. Le risorse non ci sono e quindi si ricorre a architetture finanziare come il project financing che comporta l’attivazione di debiti da parte di società di diritto privato con capitali pubblici. Non è un caso che l’attuale viceministro alle Infrastrutture, Mario Ciaccia, sia un ex banchiere esperto proprio in questo tipo di operazioni”.

Come va a finire la partita? L’opera si farà?
“Non lo so. So però con certezza, perché conosco la Val di Susa da molti anni, che la stragrande maggioranza dei cittadini e degli amministratori della valle sono contro l’opera non a prescindere come si dice ma perché sono convinti dell’inutilità e sono in grado di dimostrarlo. Da una parte c’è dunque una collettività consapevole di quello che dice e che continuerà ad impedire la realizzazione dell’opera. Dall’altra parte c’è una politica infarcita di ideologia e di luoghi comuni”.
02 marzo 2012

fonte: http://notizie.tiscali.it/articoli/interviste/12/03/intervista_cicconi_motivazioni_no_tav.html?news#comments

martedì 28 febbraio 2012

La reazione a catena No TAV che spaventa il sistema

"I popoli non dovrebbero avere paura dei propri governi, sono i governi che dovrebbero aver paura dei popoli" (T.Jefferson)

Il grandissimo corteo No Tav di sabato, più di 75mila partecipanti, ha dimostrato per l'ennesima volta la forza di questo bellissimo movimento, che non si spaventa dell'arrogante (in)giustizia, che tenta, con la provocazione dei potenti e la violenza della polizia, di dividere e indebolire il movimento. Otto chilometri di marcia pacifica in solidarietà con gli arrestati sono state l'ottima risposta del movimento agli espropri dei terreni di questi giorni. Gli slogan più usati sono stati: "La valle non si criminalizza",  "Il dissenso non si arresta",  "Liberi tutti".

"Bisogna continuare a dire no alla Tav e non fermarsi mai [..] Sono i nostri terreni, ci faremo portare via di peso piuttosto che lasciarli. Non ci importa di ordinanze e leggi, perché come diceva Gandhi le leggi che non sono giuste si ignorano e non si rispettano. Difenderemo la nostra la nostra terra a costo della nostra vita e della nostra libertà" (Perino)

Da vent'anni le argomentazioni del movimento sono documentabili, visibili e concrete. Per sintetizzare in quattro punti. La Tav è:
Inutile. La linea (storica) esiste già ed è sotto-utilizzata. Il TGV che da Torino va a Parigi già esiste, e lo scalo di Lione è stato soppresso per mancanza di passeggeri. Inoltre la domanda del traffico merci secondo le stime è in diminuizione.
Gravosa. Grave rischio causato da amianto e uranio ampiamente presenti nel sottosuolo valsusino.
Spreco di denaro pubblico. Il costo di un km di Tav si aggira intorno ai 100 milioni di euro e l'attuale militarizzazione della valle raddoppiano queste cifre
Infiltrazioni mafiose. Dalla relazione 2011 della Direzione Nazionale Antimafia, emerge un quadro più che inquietante sull’andamento dei lavori per la costruzione della tratta Torino-Lione.

Il movimento ha una forza inesauribile proveniente dalla ragione e dalla riconquista della parte più genuina dell'umanità. Un fiume di passione, speranza e lotta percorre la valle e travolge i sopprusi dei potenti che malgovernano il nostro stato. Non possono sconfiggere la  forza del popolo della valle e non gli resta che aggredire, arrestare, denigrare i No Tav, simbolo perfetto di un popolo che si ribella alle logiche di mercato, un movimento che rimette la vita delle persone davanti ai profitti.
La difficoltà della loro non democrazia li mette con le spalle al muro e posso solo rispondere con aggressioni.
La solita oceanica manifestazione pacifica non era utile ai loro fini denigratori contro il movimento No Tav.
Come a Venaus nel 2005, sabato l'ennessima provocazione scellerata dentro la stazione Torino Porta Nuova, che ci ha ricordato che Spartaco Mortola è il capo della Polfer di Torino, lo stesso Mortola già condannato in secondo grado, in due procedimenti: per l'irruzione alla Scuola Diaz nel G8 di Genova dieci anni or sono e per induzione alla falsa testimonianza dell'allora questore Colucci (1).  Il capo della polizia, Antonio Manganelli, si era detto preoccupato per un aumento del dissenso. Ecco come pensano di ridurre il dissenso: con il manganello e le violenze. (2)
Al termine di una partecipatissima giornata di solidarietà e di coesione nessuno si sarebbe aspettato un epilogo così sconcertante.

Sono arrivato alla stazione sul tardo pomeriggio, non c'era alcuna tensione. Avevamo notato le transenne al binario 20, il bar del binario stranamente chiuso, dall'altra parte della stazione una numerosa presenza di poliziotti antisommossa. Ingenuamente abbiamo pensato che il treno era privato e che le ingenti forze dell'ordine aspettavano qualche illustre uomo politico, una scorta. Non avrei mai pensato ad un atto sciacallo come quello poliziesco.
Prima di tornare a casa ho solidarizzato con i lavoratori in lotta della Wagon Lits, con gli 800 lavoratori licenziati. Spreco di denaro pubblico per unatratta che non vuole nessuno (Torino-Lione) e licenziamento di lavoratori e smembramento di un centinaio di carrozze ferroviarie.
I treni notte che uniscono il nord e il sud del paese e i treni per i pendolari sono utili e necessari a differenza dell'alta velocità, anzi alta capacità, Torino Lione. I lavoratori hanno già superato le 100mila firme, solo a Torino Porta Nuova ne hanno raccolte 40mila. (Colgo l'occosione per invitarvi a firmare al loro banchetto che troverete in stazione).

Ma torniamo a sabato e alla vergognosa operazione da cui si possono trarre due conclusioni importanti.
La prima è che la criminalizzazione è un’arte tra le più padroneggiate per sabotare i movimenti popolari.
La seconda è che la lotta No-tav è nel pieno delle sue forze e preoccupa molto gli speculatori e i loro cani da guardia.
Descrivere con le parole cosa è successo sabato mi fa male, dovrebbe far male a tutti.
I poliziotti antisommossa hanno militarizzato una stazione, hanno recintato con le transenne l'ultimo binario, il 20. I No Tav si sono trovati schiaccati tra il treno e il muro. I poliziotti hanno caricato senza alcun reale motivo, se non per reprimere il dissenso, per lanciare un messaggio al popolo: chi contesta le decisioni dovrà assaggiare la violenze dello stato. Successivamente è iniziata la cacciA all'uomo che contesta la truffa della TAV.
Il Treno che porta a Milano è un simbolo. E' il treno, infatti che collega Torino con il resto d'Italia. La stazione di Milano.

"Ero sul treno delle 19,50 per Milano e ho assistito a delle azioni assolutamente ingiustificate e ingiustificabili delle forze dell'ordine che, a un certo punto, parevano avere perso completamente la testa arrivando a prendere manganellate, oltre che le persone, i finestrini del treno. Ccredo che ci dovrebbe essere un'inchiesta su quanto è accaduto anche perchè dopo un'eccezionale manifestazione pacifica e non violenta, questo episodio pare messo lì apposta, e non certo dai manifestanti, per macchiare una giornata splendida" (G.Cremaschi)

La manipolazione dei media, a partire dallo stesso TGR, è evidente. La polizia ha caricato senza un reale motivo, ha usato lacrimogeni in stazione il cui fumo ha inondato il treno direzione Milano. I TG hanno volutamente esplicitato che la polizia non ha usato lacrimogeni e hanno montato le immaginani al contrario, mostrando prima l'isolata risposta dei no tav e poi il primario attacco violento della polizia. Trovo riduttivo descrivere con le parole quello che è successo, guardate i video finchè non li faranno sparire dal web. Diffondete la verità.

Dopo neanche 48 ore arriva un nuovo blitz militare.
Un ingente presenza della forze dell'ordine, militari, ruspe, hanno invaso questo bellissimo territorio per imporre con la forza le scelte suicide delle lobby. L'esproprio dei terreni è arrivato prima del previsto, avevano paura della risposta della valle e come sempre, hanno agito nell'ombra. Luca Abba, 37 anni, molto conosciuto in valle per la sua opposizione alla tav, è in pericolo di vita.
Le condizioni di Luca sono stazionarie, verrà mantenuto in coma farmacologico almeno per due o tre giorni, ovvero fino a quando non si concluderà la fase di sviluppo delle complicazioni dovute alle folgorazioni e alle conseguenti ustioni di secondo grado.
Luca si è arrampicato su un traliccio per resistere pacificamente alle truppe d'occupazione, un poliziotto, come si vede dal video, lo ha inseguito.
E' rimasto folgorato dall'alta tensione. I soccorsi sono tardati ad arrivare, i lavori invece non si sono fermati neanche per pochi istanti, dimostrando ancora una volta che quando ci sono di mezzo i soldi, la vita delle persone, per loro, non ha importanza.
Luca è un agricoltore della valle, è un no tav e lo sarà ancora, questa è la mia speranza.

"Io abito da 10 anni in una borgata dell’alta valle Susa, nella casa dove nacque mio padre e dove hanno vissuto fino alla morte i miei nonni, sono coltivatore diretto da anni e vivo del reddito che mi fornisce la Terra tramite i suoi prodotti, faccio anche saltuari servizi di giardinaggio e il tempo che dedico (volentieri) alla lotta No Tav lo ritaglio tra il lavoro e le mille faccende della vita di campagna. L’amore per la Terra e per questa valle mi spinge a difenderla fino in fondo dalle mani avide degli speculatori" (Luca Abba')

L'ennesimo blitz militare mostra cos'è la loro democrazia: nessuna copertura legale, hanno attuato un'azione militare, come in guerra, disprezzando anche la vita umana. Chiomonte, Maddalena, Bussoleno, da paesini sconosciuti della Val Susa, sono divenuti ormai luoghi simbolo di resistenza, contro un'opera inutile dal punto di vista del miglioramento dei trasporti, dannosa dal punto di vista ambientale, efficace solo per sperperare denaro pubblico e arricchire speculatori e investitori. Per costruire la Tav dovranno passare sui nostri corpi, sulla democrazia e sulla costituzione. Per questo noi ci definiamo nuovamente partigiani della valle. C’è un legame di memoria storica tra la vecchia e la nuova resistenza. E' una lotta proveniente da diverse posizioni politiche, intergenerazionale, è una lotta fondata su una prospettiva sociale e ambientale che percorre i veri valori dell'uomo.

Sicuramente, anche perché non c’è alternativa: se non vinciamo moriamo tutti, non solo psicologicamente, ma anche fisicamente, per tutti i veleni che butterebbero nell’aria. La nostra è una lotta per il diritto ad esistere e siamo convinti che vinceremo: sono più deboli di noi, non solo perché inferiori numericamente, ma perché le loro ragioni sono squallide. La nostra lotta è diventata emblematica e ha dato forza a tante altre lotte, se noi perdiamo perdono tutti. Sappiamo di non poter cedere anche per gli altri movimenti italiani, siamo il segno che la lotta paga ed è possibile farla: vincere da coraggio, ti fa sentire libero. A loro fa paura la popolazione che decide di non accettare, perché sanno che se iniziamo a difenderci non avranno più il controllo. La famosa interiorizzazione della sconfitta è quella che impediva alla gente di difendersi, ma ora abbiamo deciso che non è vero che non si può far niente. La Val di Susa ha scelto di non arrendersi: siamo un fiume che scende a valle, non ci potranno fermare.” (N.Dosio)

La lotta ventennale del movimento No TAV spaventa, è la dimostrazione che dal basso e con tenacia le decisioni scellerate dei potenti possono venire bloccate. I media manipolano le informazioni ed invitano il movimento ad abbandonare la valle, perchè a dir loro, il movimento è stato sconfitto. Lo stato ha deciso di ignorare il dialogo e di imporre le loro decisioni militarmente, come ai tempi dell'occupazione nazista. E' in atto una vera guerra, con mezzi blindati e con la propaganda. In gioco c'è la democrazia e un nuovo stato politico e sociale. Ci spingono ad abbandonare, ci arrestano, ci caricano violentemente, ci intimidiscono, ci minacciano e ci spingono a morire. Tutto questo per un motivo: hanno paura della vittoria del movimento No Tav e della possibile reazione sociale che a catena potrebbe trasformare l'intero paese. Per questo oggi più che mai non molleremo. Sarà dura!

"Le prossime mosse del Movimento tutti le scopriranno al momento opportuno" (Perino)

Andrea 'Perno' Salutari

Fonte: Patria del Ribelle

Con Luca a terra continuavano a lavorare

«Sono arrivati a tirare i lacrimogeni dentro le case stanotte».
Nicoletta Dosio una delle grandi voci del movimento No Tav racconta con lucida indignazione dell'ennesima notte di repressione che lo Stato sta portando avanti in Val Susa
«Ieri notte abbiamo tentato di bloccare i poliziotti. Dovevano fare il cambio di turno e abbiamo cercato di impedire a quelli che uscivano dall'Alta valle per andare verso Torino e il Sestriere, nei loro alberghi. Ci siamo mossi verso l'1 e la gente è scesa in strada ma un ora dopo sono arrivati contemporaneamente quelli che dovevano smontare il turno e quelli che dovevano iniziare. Ci siamo ritrovati con centinaia e centinaia di agenti contro, quasi una camionetta a testa. Sono partiti con idranti e lacrimogeni. Noi siamo scesi dall'autostrada per tornare alle automobili. Loro hanno fatto una manovra di accerchiamento e ci hanno inseguito nel paesino di Salbertrand tirando lacrimogeni fin dentro le case. La gente ci ha accolto e ospitato. Si pensava che dopo il quasi assassinio di Luca avrebbero diminuito l'aggressività invece erano ancora più arroganti. Evidentemente il loro capo Manganelli da loro la forza e l'autorità per essere esecutori consenzienti dell'arroganza fascista».

Di Luca che notizie si hanno?
«Anche stamattina ci hanno detto che è stazionario. In una situazione difficile, maciullato dalla caduta e dalla folgorazione ma non sembra in pericolo di vita anche se resta in rianimazione. Ieri ad un certo punto mi era arrivata una comunicazione terribile che per fortuna si era rivelata non esatta. Ma l'intera vicenda è assurda e dimostra come non esistano neanche le più elementari forme di rispetto della democrazia borghese».

Una dinamica da raccontare.
«Luca è caduto perché i poliziotti lo inseguivano. Luca ha anche formalmente la proprietà di una parte di quei terreni è un contadino. Eppure, con il suo corpo per terra, sono ripresi i lavori. I 20 ragazzi che erano con lui sono rimasti nella baita mentre veniva spianato il bosco di castagni che anche Luca aveva contribuito a costruire. Ora è rimasto il deserto e solo la baita. Il magistrato è arrivato, hanno interrogato i ragazzi come testimoni e ora sono anche inquisiti. Siamo in pieno fascismo. Hanno fatto leggi che neanche rispettano. Noi proprietari dei terreni non siamo stati informati dell'esproprio. Chi lo ha svolto non ci ha mostrato alcuna autorizzazione. Hanno alzato le loro reti come fosse un carcere. Qui la democrazia non esiste più, esiste l'arbitrio per cui quando neanche le loro leggi sono sufficienti passano al manganello. Un gruppo di noi ieri mattina è stato bloccato mentre tentava di raggiungere Luca e gli altri. Gli agenti che avevano già saputo di quanto accaduto ci ridevano in faccia. Questa è la situazione».

E gli operai hanno continuato i lavori come nulla fosse?
«Si, sono stati anche richiamati in servizio quelli dell'Italcoge che era in fallimento. Si è trattato di una operazione mass mediatica squallida per dimostrare che se si aprono i cantieri si crea lavoro. Ma che lavoro? Si tratta di schiavi consenzienti che oggi si prestano a un lavoro indecente e che domani – se un giorno dovesse cominciare la realizzazione della galleria – cominceranno a morire per l'amianto e l'uranio che si troveranno addosso. Ma non insegna nulla il processo Eterniti? Operai che hanno continuato, richiamato in servizio Italcoge grancassa mas mediatica cantiere che se si apre da lavoro, schiavi consenzienti, amianto uranio morire per lavoro indecente e conseguenze processo eternit. Quest'opera corrompe anche moralmente, dimostra come si possano avvelenare contemporaneamente il mondo e le coscienze e portare ad un deserto ambientale e umano»
.
Oggi come prosegue?
«Abbiamo dalla mattinata ripreso a fare i blocchi autostradali. Con noi c'è molta gente, ci sono giovani e anziani. La partecipazione alla manifestazione di sabato dimostra che non si molla. Gli elicotteri volano sulle nostre teste e ci attendiamo altri attacchi ma resisteremo. Qui c'è gente determinata e la grande e lucida rabbia che cresce è un carburante potente. Non riusciranno a spegnerla con gli idranti. Stasera, come ogni sera, ci riuniremo in assemblea e decideremo come andare avanti. Secondo me la rabbia e l'arroganza della polizia è un segnale di debolezza che dobbiamo cogliere. La nostra è una ragione collettiva che può e deve vincere, e poi scopriamo sempre più di non essere soli».

A cosa ti riferisci?
«Alle infinite manifestazioni di solidarietà di ieri. Ai tanti e alle tante che sono scesi in piazza per tutta Italia, fino alla Sicilia anche con le nostre bandiere per confermarci che sono con noi. Vorremmo abbracciarle tutte quelle manifestazioni. Una solidarietà ci rafforza, ci fa credere ancora di più di avere ragione e che ci conferma come tante lotte e vertenze siano collegate alla nostra e ognuna si rafforza grazie alle altre. Uno spirito di fratellanza che ci permette di lottare per difendere il futuro. Un pensiero però va ancora ai nostri compagni arrestati per quello che pensano. Li vogliamo liberi».

Fonte: Contro la crisi

venerdì 24 febbraio 2012

Il mio paese, la Grecia

di Mikis Theodorakis

Esiste un complotto internazionale che ha l'obiettivo di cancellare il mio paese. E' iniziato nel 1975...
opponendosi alla civiltà neo-greca, è continuato con la distorsione sistematica della nostra storia contemporanea e della nostra identità culturale e adesso sta cercando di cancellarci anche materialmente con la mancanza di lavoro, la fame e la miseria. Se il popolo greco non prende la situazione in mano per ostacolarlo, il pericolo della sparizione della Grecia è reale. Io lo colloco entro i prossimi 10 anni.
Di noi, resterà solo la memoria della nostra civiltà e delle nostre battaglie per la libertà.

Fino al 2009 il problema economico non era grave. Le grandi ferite della nostra economia erano la spesa esagerata per la difesa del paese e la corruzione di una parte dei politici e dei giornalisti. Per queste due ferite, però, erano corresponsabili anche dei paesi stranieri. Come la Germania, la Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti che guadagnavano miliardi di euro da noi con la vendita annuale di materiale bellico. Questa emorragia continua ci metteva in ginocchio e non ci permetteva di crescere mentre offriva grandi ricchezze ai paesi stranieri. Lo stesso succedeva con il problema della corruzione. La società tedesca Siemens manteneva un dipartimento che si occupava della corruzione dei nostri politici, per poter piazzare meglio i suoi prodotti nel mercato greco. Di conseguenza, il popolo greco è stato vittima di questo duetto di ladri, Greci e Tedeschi, che si arricchivano sulle sue spalle.

È evidente che queste due ferite potevano essere evitate se i due partiti al potere (filo americani) non avessero raccolto tra le loro fila elementi corrotti, i quali, per coprire l'emorragia di ricchezze (prodotte dal lavoro del popolo greco) verso le casse di paesi stranieri, hanno sottoscritto prestiti esagerati, con il risultato che il debito pubblico è aumentato fino a 300 miliardi di euro, cioè il 130% del Pil.

Con questo sistema, le forze straniere di cui ho detto sopra, guadagnavano il doppio. Dalla vendita di armi e dei loro prodotti, prima; dai tassi d'interesse dei capitali prestati ai vari governi (e non al popolo), dopo. Perché come abbiamo visto, il popolo è la vittima principale in ambedue i casi. Un esempio solo vi convincerà. I tassi d'interesse di un prestito di 1 miliardo di dollari che contrasse Andreas Papandreou nel 1986 dalla Francia, sono diventati 54 miliardi di euro e sono stati finalmente saldati nel 2010!

Il Sig. Juncker ha dichiarato un anno fa, che aveva notato questa grande emorragia di denaro dalla Grecia a causa di spese enormi (ed obbligatorie) per l'acquisto di vari armamenti dalla Germania e dalla Francia. Aveva capito che i nostri venditori ci portavano direttamente ad una catastrofe sicura ma ha confessato pubblicamente che non ha reagito minimamente, per non colpire gli interessi dei suoi paesi amici!

Nel 2008 c'è stata la grande crisi economica in Europa. Era normale che ne risentisse anche l'economia greca. Il livello di vita, abbastanza alto (eravamo tra i 30 paesi più ricchi del mondo), rimase invariato. C'è stata, però, la crescita del debito pubblico. Ma il debito pubblico non porta obbligatoriamente alla crisi economica. I debiti dei grandi paesi come gli USA e la Germania, si contano in tris miliardi di euro. Il problema era la crescita economica e la produzione. Per questo motivo furono contratti prestiti dalle grandi banche con tasso fino al 5%. In questa esatta posizione ci trovavamo nel 2009, fino a quando in novembre è diventato primo ministro Georges Papandreou. Per farvi capire cosa ne pensa oggi il popolo greco della sua politica catastrofica, bastano questi due numeri: alle elezioni del 2009 il partito socialista ha preso il 44% dei voti. Oggi le proiezioni lo portano al 6%.

Papandreou avrebbe potuto affrontare la crisi economica (che rispecchiava quella europea) con prestiti dalle banche straniere con il tasso abituale, cioè sotto il 5%. Se avesse fatto questo, non ci sarebbe stato alcun problema per il nostro paese. Anzi, sarebbe successo l'incontrario perché eravamo in una fase di crescita economica.

Papandreou, però, aveva iniziato il suo complotto contro il proprio popolo dall'estate del 2009, quando si è incontrato segretamente con il Sig. Strauss Kahn per portare la Grecia sotto l'ombrello del FMI (Fondo Monetario Internazionale). La notizia di questo incontro è stata resa pubblica direttamente dal Presidente del FMI.

Per passare sotto il controllo del FMI, bisognava stravolgere la situazione economica reale del nostro paese e permettere l'innalzamento dei tassi d'interesse sui prestiti. Questa operazione meschina è iniziata con l'aumento "falso" del debito interno, dal 9,2% al 15%. Per questa operazione criminale, il Pm Peponis, ha chiesto 20 giorni fa, il rinvio a giudizio per Papandreou e Papakostantinou (Ministro dell'economia). Ha seguito la campagna sistematica in Europa di Papandreou e del Ministro dell'economia che è durata 5 mesi, per convincere gli europei che la Grecia è un Titanic pronto per andare a fondo, che i greci sono corrotti, pigri e di conseguenza incapaci di affrontare i problemi del paese. Dopo ogni loro dichiarazione, i tassi d'interesse salivano, al punto di non poter ottenere alcun prestito e di conseguenza il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale Europea hanno preso la forma dei nostri salvatori, mentre nella realtà era l'inizio della nostra morte.


Nel Maggio del 2010 è stato firmato da un solo Ministro il famoso primo accordo di salvataggio. Il diritto greco, in questi casi, esige, per un accordo così importante, il voto favorevole di almeno tre quinti del parlamento. Quel primo accordo è dunque illegale. La troika che oggi governa in Grecia, agisce in modo completamente illegale. Non solo per il diritto greco ma anche per quello europeo.

Dal quel momento fino ad oggi, se i gradini che portano alla nostra morte sono venti, siamo già scesi più della metà. Immaginate che con questo secondo accordo, per la nostra "salvezza",offriamo a questi signori la nostra integrità nazionale e i nostri beni pubblici. Cioè Porti, Aeroporti, Autostrade, Elettricità, Acqua, ricchezze minerali ecc. ecc. ecc. i nostri, inoltre, monumenti nazionali come l'Acropolis, Delfi, Olympia, Epidauro ecc. ecc. ecc.; perché con questi accordi abbiamo rinunciato ad eventuali ricorsi.

La produzione si è fermata, la disoccupazione è salita al 20%, hanno chiuso 80.000 negozi, migliaia di piccole fabbriche e centinaia di industrie. In totale hanno chiuso 432.000 imprese. Decine di migliaia di giovani laureati lasciano il paese che ogni giorno si immerge in un buio medioevale. Migliaia di cittadini ex benestanti, cercano nei cassonetti della spazzatura e dormono per strada. Intanto si dice che siamo vivi grazie alla generosità dei nostri "salvatori", dell'Europa, delle banche e del Fondo Monetario Internazionale. In realtà, ogni pacchetto di decine di miliardi di aiuti destinato alla Grecia torna per intero indietro sotto forma di nuovi incredibili tassi d'interesse.

E siccome c'è bisogno di continuare a far funzionale lo stato, gli ospedali, le scuole ecc., la troika carica di extra tasse (assolutamente nuove) gli strati più deboli della società e li porta direttamente alla fame. Un'analoga situazione di fame generalizzata l'avemmo all'inizio dell'occupazione nazista nel 1941, con 300.000 morti in 6 mesi. Adesso rivediamo la stessa situazione. Se si pensa che l'occupazione nazista ci è costata 1 milione di morti e la distruzione totale del nostro paese, com'è possibile per noi greci accettare le minacce della sig.ra Merkel e l'intenzione dei tedeschi di installare un nuovo gaulaighter... e questa volta con la cravatta...

E per dimostrare quant'è ricca la Grecia e quanto lavoratori sono i greci, che sono coscienti del Obbligo di Libertà e dell'amore verso la propria patria, c'è l'esempio di come si reagì all'occupazione nazista dal 1941 all'Ottobre del 1944. Quando le SS e la fame uccidevano 1 milione di persone e la Vermacht distruggeva sistematicamente il paese, derubando la produzione agricola e l'oro dalle banche greche, i greci hanno fondato il movimento di solidarietà nazionale che ha sfamato la popolazione ed hanno creato un esercito di 100.000 partigiani che ha costretto i tedeschi ad essere presenti in modo continuo con 200.000 soldati. Contemporaneamente, i greci, grazie al proprio lavoro, sono riusciti non solo a sopravvivere ma a sviluppare, sotto condizioni di occupazione, l'arte neo greca, soprattutto la letteratura e la musica.

La Grecia scelse la via del sacrificio per la libertà e la sopravvivenza. Anche allora ci colpirono senza ragione e noi rispondemmo con la Solidarietà e la Resistenza, e siamo riusciti a vincere. La stessa cosa che dobbiamo fare anche adesso con la certezza che il vincitore finale sarà il popolo greco. Questo messaggio mando alla Sig.ra Merkel ed al Sig. Schäuble, dichiarando che rimango sempre amico del Popolo Tedesco ed ammiratore del suo grande contributo alla Scienza, la Filosofia, l'Arte e soprattutto alla Musica! E forse, la miglior dimostrazione di questo è che tutto il mio lavoro musicale a livello mondiale, l'ho affidato a 2 grandi editori tedeschi "Schott" e "Breitkopf" con cui ho un'ottima collaborazione.

Minacciano di mandarci via dall'Europa. Ma se l'Europa non ci vuole 1 volta, noi, questa Europa di Merkel e Sarkozy, non la vogliamo 10 volte.

Oggi è domenica 12 Febbraio. Mi sto preparando per prendere parte con Manolis Glezos, l'eroe che ha tirato giù la svastica dall'Acropolis, dando così il segnale per l'inizio non solo della resistenza greca ma di quella europea contro Hitler. Le strade e le nostre piazze si riempiranno di centinaia di migliaia di cittadini che esprimeranno la propria rabbia contro il governo e la troika. Ho sentito ieri il nostro Primo ministro – banchiere, rivolgendosi al popolo greco, dire che "siamo arrivati all'ora zero". Chi, però, ci ha portati all'ora ZERO in due anni? Le stesse persone che invece di trovarsi in prigione, ricattano i parlamentari per firmare il nuovo accordo, peggio del primo, che sarà applicato dalle stesse persone con gli stessi metodi che ci hanno portato all'ora ZERO! Perché? Perché questo ordina l'FMI e l'Eurogroup, ricattandoci che se non obbediremo ci sarà il fallimento...

Stiamo assistendo al teatro della paranoia. Tutti questi signori, che in sostanza ci odiano (greci e stranieri) e che sono gli unici responsabili della situazione drammatica alla quale hanno portato il paese, minacciano, ricattano, ordinano con l'unico scopo di continuare la loro opera distruttiva, cioè di portarci sotto l'ora ZERO, fino alla nostra sparizione definitiva.

Siamo sopravvissuti nei secoli, in condizioni molto difficili ed è certo che se ci porteranno con la forza, con la violenza, al penultimo gradino prima della nostra morte, i Greci, non solo sopravvivranno ma rinasceranno. In questo momento presto tutte le mie forze all'unione dinamica del popolo greco. Sto cercando di convincerlo che la Troika e l'FMI non sono una strada senso unico. Che esistono anche altre soluzioni. Guardare anche verso la Russia per una collaborazione economica, per lo sfruttamento delle nostre ricchezze minerarie, con condizioni diverse, a favore dei nostri interessi.

Per quanto riguarda l'Europa, propongo di interrompere l'acquisto di armamenti dalla Germania e dalla Francia. E dobbiamo fare tutto il possibile per prendere i nostri soldi, che la Germania ancora non ha saldato dal periodo della guerra. Tale somma ad oggi è quasi 500 miliardi di euro!!!

L'unica forza che può realizzare questi cambiamenti rivoluzionari è il popolo greco, unito in un enorme Fronte di Resistenza e Solidarietà, per mandare via la troika (FMI e Banche) dal paese. Nel frattempo devono essere considerati nulli tutti gli accordi illegali (prestiti, tassi d'interesse, tasse, svendita del paese ecc.). naturalmente, i loro collaboratori greci, che sono già condannati nella coscienza popolare come traditori, devono essere puniti.

Per l'Unione di tutto il Popolo stò dedicando tutte le mie energie e credo che alla fine ce la faremo. Ho fatto la guerra con le armi in mano contro l'occupazione nazista. Ho conosciuto i sotterranei della Gestapo. Sono stato condannato a morte dai Tedeschi e sono vivo per miracolo. Nel 1967 ho fondato il PAM, la prima organizzazione di resistenza contro i colonnelli. Ho agito nell'illegalità contro la dittatura. Sono stato arrestato ed imprigionato nel "mattatoio" della dittatura. Alla fine sono sopravvissuto e sono ancora qui.

Oggi ho 87 anni ed è molto probabile che non riuscirò a vedere la salvezza della mia amata patria. Ma morirò con la mia coscienza tranquilla, perché continuo a fare le mie battaglie per gli ideali della Libertà e del Diritto fino alla fine.

Mikis Theodorakis*

Fonte: www.megachip.info

Link: http://www.megachip.info/tematiche/democrazia-nella-comunicazione/7756-lettera-aperta-di-mikis-theodorakis.html

19.02.2012

* Mikis Theodorakis è un compositore greco, famoso anche per il suo impegno nella vita politica del suo paese.

Durante la dittatura militare dei colonnelli (1967-1974) viene imprigionato e torturato, mentre la sua musica viene proibita. Scrive in quel periodo, canzoni tratte da poesie del patriota greco Alexandros Panagulis.

Punto di riferimento per l'opinione pubblica di sinistra, al ritorno della democrazia in Grecia, quando il governo socialista guidato da Andreas Papandreou si trova al centro di alcuni scandali di corruzione, Theodorakis per qualche tempo si schiera con il centro-destra, riconciliandosi con la sinistra soltanto dopo l'uscita di scena di Papandreu (Wikipedia).

Lettera scritta il 12 febbraio, poco prima che anche lui subisse la reazione da parte delle forze di polizia schierate in difesa di un parlamento pronto a varare norme penalizzanti per l'economia greca e per i cittadini, specie per le fasce più deboli.

Cacciabombardieri F35 - CANCELLARLI TUTTI

F35 – CANCELLARLI TUTTI, IL PRC ADERISCE ALLA GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE del 25 febbraio

Il Partito della Rifondazione Comunista e la Federazione della Sinistra aderiscono convintamente all’iniziativa “cento piazze contro gli F35 “ promossa dalla Refe Disarmo per il 25 febbraio.


Gli F35 sono infatti incompatibili con il bilancio dello Stato ma anche con la nostra Costituzione. Sono strumenti di “lungo braccio” cioè atti a portare il nostro potenziale offensivo fuori dai confini nazionali. Sono strumenti di aggressione il cui programma non va solo ridotto di numero ma va cancellato per intero. “Il ministro Di Paola vuole risparmiare sugli stipendi per poter salvare il programma di riarmo del nostro Paese. Ci sembra uno scambio inaccettabile. Semmai vanno riconvertite parte delle forze armate smilitarizzandole e dedicandole alla protezione civile. Il Prc ritiene fondamentale affrontare il nodo della riconversione in produzioni civili della nostra industria bellica. Il ministro Di Paola agita infatti il rischio occupazionale quando parla delle irrinunciabilità di alcuni sistemi di arma compreso gli F35. Noi pensiamo che questo problema vada affrontato alla radice non soltanto tagliando le spese militari ma indirizzando queste spese verso la riconversione del settore. L’Alenia può produrre buoni aerei civili – da trasporto e antincendio per esempio – così come la Fincantieri invece che portaerei può produrre navi per trasporto merci per le autostrade del mare. Non basta risparmiare sulle spese militari, bisogna riconvertire il modello di sviluppo. Le spese risparmiate dalla riduzione delle spese militari non devono andare semplicemente al contenimento del debito pubblico ma al rilancio del tessuto produttivo del nostro Paese e in particolare alla lotta al precariato e ad un nuovo modello di sviluppo. Pace e lavoro sono un binomio inscindibile. Anche per questa ragione abbiamo presentato in comuni, province e regioni ordini del giorno e mozioni che, a partire dal taglio degli F35 e delle missioni di guerra, chiedono questo cambio di passo della politica italiana.

Il Prc invita le proprie strutture a raccordarsi con le altre forze del movimento pacifista che hanno indetto la giornata del 25 febbraio e dare tutto il supporto necessario alla riuscita della mobilitazione.

Informazioni e adesioni possono essere presi dalla pagina facebook https://www.facebook.com/events/248002671946856/ e da sito www.disarmo.org

Per il Dipartimento Pace e Movimenti
Alfio Nicotra

mercoledì 22 febbraio 2012

Monti e il colpo di stato monetario

Articolo pubblicato per il "Giornale internazione" realizzato dal "Mouvement jeunes communistes", il corrispondente francese dei Giovani Comunisti

"Stiamo assistendo al grande successo dell'Euro e qual è la manifestazione più concreta del grande successo dell'euro? La Grecia" (Mario Monti)

In Italia è in corso un colpo di stato monetario.
Oggi più che mai, questa dichiarazione di qualche mese fa del premier del Governo italiano, Mario Monti, mostra cinicamente la crudeltà del capitalismo, della politica dell'Unione Europea e del nuovo governo italiano impostoci dai mercati internazionali.
Non è la prima volta che la politica italiana è guidata da uomini allineati e collusi con il sistema e i mercati mondiali, in breve vado ad elencare alcuni rapporti tra la politica italiana e la Goldman Sachs, una delle più grandi e affermate banche d'affari del mondo.
Romano Prodi, da consulente Goldman Sachs a Presidente del Consiglio in Italia
Mario Draghi, da Vicepresidente Goldman Sachs a Governatore della Banca d'Italia e BCE
Mario Monti, dalla Commissione Europea sulla concorrenza alla Goldman Sachs; nominato poi Senatore a vita dal Presidente della Repubblica G. Napolitano
Massimo Tononi, dalla Goldman Sachs di Londra a sottosegretario all'Economia nel governo Prodi del 2006
Gianni Letta, membro dell'Advisory Board di Goldman Sachs è nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Berlusconi 2008

Nei mesi scorsi il quotidiano economico "Milano Finanza" ha riportato che, Goldman Sachs è stato l'artefice principale della speculazione che ha portato all'aumento vertiginoso dello spread tra i Bund tedeschi ed i Btp italiani (2). L'8 novembre 2011, alla notizia delle imminenti dimissioni di Berlusconi, Goldman Sachs ha emesso un comunicato in cui ha affermato che le elezioni avrebbero rappresentato "lo scenario peggiore per i mercati". La Goldman Sachs, nel 2010, è stata anche incriminata dalla SEC per frode e truffa ai danni dei propri clienti. (1)
La Goldman Sachs e i mercati hanno creato le condizioni per sovvertire la sovranità dell'Italia. Uomini dell'alta finanza, in nome dei mercati, hanno deciso che in Italia, come in Grecia, non erano necessarie le elezioni, la sovranità popolare delle nazioni risulta essere assente.
La BCE sta ricoprendo un ruolo da co-cospiratore nell'organizzare colpi di stato silenziosi, dove governi eletti sono stati sostituiti con dei governi composti da banchieri e tecnici. La Banca Centrale Europea, indipendente da qualsiasi controllo democratico, da qualsiasi responsabilità nei confronti della gente comune, è uno strumento al servizio degli interessi della classe dei capitalisti e dei ricchi dei paesi dominanti dell'Unione Europea di cui gioca il ruolo di truppa d'assalto in questa crisi. Noi italiani e greci in questo momento siamo vittime di questo colpo di stato monetario.

Il governo Monti è espressione diretta del grande capitale italiano e internazionale. Per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, i mercati hanno commissariato il nostro paese, sintomo della violenza dell'UE e della crisi della classe politica italiana, che risulta incapace e servile.
Negli ultimi vent'anni della nostra storia abbiamo subito le politiche liberali e populiste che hanno contratto il mercato del lavoro e i nostri salari, introducendo e pian piano aumentando, flessibilità, precarietà e cancellazione dei diritti che hanno impoverito il popolo ed aumentato i profitti della classe padronale. Berlusconi, ma anche il centrosinistra di Prodi, hanno compiaciuto i mercati con le loro politiche, ma ora risultano meno credibili ed efficaci, per questo ora i mercati preferiscono gestire in prima persona il futuro dell'Italia. Senza alcun mandato democratico, oggi, dopo questo colpo di stato, l'Italia ha il governo nettamente più venduto all'ideologia neoliberale.

L'arrivo di Monti ha illuso parte della sinistra, ma non i comunisti, che in Italia, per una volta, hanno mostrato lucidità e si sono subito schierati all'opposizione di questo nuovo governo imposto dalla Banca Centrale Europea, per far eseguire i 39 punti dettati dalla lettera di Draghi-Trichet.
Siamo passati da un governo di destra, Berlusconi, ad un altro governo di destra, Monti. Quest'ultimo non eletto dal popolo sovrano. Siamo in ostaggio, come la Grecia, della troika (Unione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale), una nazione ostaggio dei poteri finanziari mondiali che risultano incapaci di risollevare l'Italia.

L'Italia è in recessione, il tasso di disoccupazione giovanile ha superato il 30%. E' un dato in sensibile aumento che sprigiona la disillusione verso questa società. I salari restano bassi e la precarietà sta distruggendo il futuro della nostra nazione. La conseguenza è la disperazione di un intero popolo che non di rado porta al suicidio. I suicidi in Italia, compiuti da persone espulse dal mercato del lavoro, sono aumentati del 37,3%.
Per i giovani entrare nel mercato del lavoro è un' impresa ardua, contratti precari per stipendi da fame. La disperazione greca è vicina e il popolo fatica a sopravvivere, fatica persino a mangiare. Calano i consumi ed aumentano i furti nei supermercati Che registrano quest'anno una crescita record del quasi 8%, che supera il valore di 3 miliardi, il piu’ elevato da sempre.

Gli stipendi italiani sono fermi da 10 anni e la manovra del governo Monti ha una similitudine con la ricetta greca. I nostri salari sono inferiori di mille euro circa rispetto alla media Ocse, e di circa 4000 rispetto alla media Ue a 15 (3). E con gli stipendi, si riducono anche le prospettive di futuro. Aggiungiamo una disoccupazione giovanile al 30% e una precarietà dilagante e abbiamo un mix micidiale.
Riducendo salari, pensioni, servizi sociali e la quantità di denaro a disposizione delle famiglie, la recessione è inevitabile e porterà la perdita ulteriore di migliaia di posti di lavoro.

Il nuovo governo sta attuando una lotta di classe, della borghesia contro il proletariato, di una violenza inaudita, stanno annientando i nostri diritti conquistati con anni di lotte, proprio in questi giorni stanno regolamentando il diritto di licenziamento senza giusta causa e il posto fisso viene definito "monotono" dal nostro Premier. Il tentativo, neanche tanto velato, è quello di provocare una guerra generazionale, con i figli contro i padri.
Ci ritroviamo un governo arrogante, che chiede sacrifici alle fasce più deboli della popolazione, che tifa per la libertà di licenziamento e invoca il precariato a vita. Per risolvere la crisi della banche hanno ulteriormente aumentano le tasse, tagliato gli investimenti, cancellato i diritti ed aumentato l'età pensionaible. La manovra del governo Monti è una stangata in totale continuità con le politiche di Berlusconi. Graverà sulla media delle famiglie per 635 euro. Sommato alle manovre di Berlusconi di luglio e agosto, l’impatto su ogni famiglia raggiungerà nel quadriennio 2011-2014, i 6.400 euro. Un governo che ha un solo programma: tagliare miliardi ai servizi sociali, alle politiche sul lavoro. Tagli a regioni e province, che si trasformano in tasse comunali più alte, riduzione dei servizi e licenziamenti continui. Un aumento considerevole del costo della vita che sta piegando, ancor di più, il paese.
La Grecia si sta avvicinando, la Grecia è vicina. L'Italia, come tutti i paesi del PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) rischia il default, spinta dall'UE che svende la sovranità per spingere i nostri stati sovrani in balia dei mercati internazionali, obbligandoci ad aumentare privatizzazioni e liberalizzazioni, anche delle aziende di interesse strategico. Un governo lacrime e sangue che non si preoccupa di assicurare un reddito sociale, una prospettiva ed una pensione per sopravvivere dopo decenni di duro e sottopagato lavoro. I lavoratori precari e i giovani sono mandati al macello, condannati alla miseria e all'elemosina familiare per sopravvivere.

In definitiva, questo governo colpisce sempre gli stessi e salvaguarda sempre gli stessi. Colpisce le lavoratrici e i lavoratori, i pensionati, i giovani. Salvaguarda i grandi patrimoni, i grandi speculatori, i grandi evasori. Rifondazione Comunista ha fatto una grande battaglia nei territori per chiedere una grande patrimoniale per tassare maggiormente i più ricchi d'Italia, ma per il governo è più facile tassare le fasce meno tutelate che i ricchi e le lobby e tutto questo sta contribuendo a mantenere paralizzato il paese, che nell'ultimo trimeste è risultato nuovamente in recessione.
Abbiamo chiesto fortemente la riduzione delle spese militari, ma questo governo ha preferito spendere quasi 20miliardi di euro per l'acquisto di 133 cacciabombardieri.
E' chiaramente un governo di destra, europeista, imperialista e liberale, anticostituzionale e nemico della democrazia. Stiamo invocando gli scioperi generali, ma i principali sindacati italiani sono complici di questa attuale situazione.

Non dobbiamo sorprenderci che l'Europa abbia bisogno di crisi, di gravi crisi, per fare passi avanti. I passi avanti dell'Europa sono per definizione cessioni di parti della sovranità nazionale ad un livello comunitario (M.Monti)

La crisi è di sistema e per questo si deve costruire una vera alternativa con prospettiva socialista. Come già in Grecia, l'UE vorrebbe far pagar il debito (illegale) a delle economie in recessione, causando di fatto un aggravamento dell'attuale situazione sociale. L'opposizione comunista tenterà di costruire un alternativa economica, sociale e politica al programma della Bce e del capitalismo internazionale. Sarà dura, ma si riparte dal no a questo governo Monti.
Contro la dittatura dei mercati finanziari che sta distruggendo democrazia e stato sociale, ci vorranno delle rivolte nazionali che riporterànno la sovranità e la giustizia sociale nelle nostre amate patrie.

Andrea 'Perno' Salutari

Fonte: Patria del ribelle

Le mani della ‘ndrangheta sulla Val di Susa

- Mario Di Vito – eilmensile.it -

In Val di Susa c’è una guerra. Non quella tra i No Tave i sostentori dell’Alta velocità, ma uno scontro totale tra cosche della ‘ndrangheta. Dalla relazione 2011 della Direzione Nazionale Antimafia, emerge un quadro più che inquietante sull’andamento dei lavori per la costruzione della tratta Torino-Lione.

“Monitorare da vicino – si legge nella relazione – i lavori per la Tav che interessano la Val di Susa, l’andamento degli appalti e dei sub-appalti, nei quali è notorio che avvengono infiltrazioni della criminaltià organizzata. Con riguardo alle complicità e collusioni con esponenti della politica. Le indagini svolte dimostrano che il momento in cui è più facile accertarlo è in occasione delle consultazioni elettorali, in cui sono inevitabili i contatti tra i candidati disponibili ai compromessi e i responsabili delle ‘famiglie’ mafiose in grado di manovrare voti”.

Sin dagli anni ’70 il Piemonte si vede coinvolto in storie di ‘ndrine, una realtà ramificata su diversi comparti: dalla droga allo sfruttamento della prostituzione, dall’estorsione al gioco d’azzardo, dal traffico d’armi fino all’imprenditoria. E’ il 9 giugno del 2011 quando la colossale operazione ‘Minotauro’ porta all’arresto di 151 persone in tutta l’Italia, con 9 locali individuati proprio in Piemonte.

Dalle indagini, condotte comando provinciale dei carabinieri di Torino, spuntano rivelazioni sui rapporti tra le ‘ndrine calabresi e forze politiche, funzionari delle istituzioni e mondo imprenditoriale. “L’amorevole intreccio tra criminalità organizzata e politica dà a quest’inchiesta un risvolto inquietante. Il voto di scambio avveniva a qualsiasi livello. È una vergogna inaccettabile”, queste le parole pronunciate allora dal procuratore torinese Giancarlo Caselli. Dalle intercettazioni, poi, spuntò anche il nome dell’attuale sindaco di Torino, Piero Fassino. In una telefonata intercorsa tra l’onorevole Mimmo Lucà, esponente delle Acli sabaude, e il boss della ‘ndrangheta di Rivoli, Salvatore De Maso, si parla delle primarie del centrosinistra e di quale candidato ‘sostenere’. “Ecco che io sto sostenendo Fassino – dice Lucà al telefono -… Perché la partita è molto dura con Gariglio. Se magari hai qualche amico a Torino..”. “Si sì – risponde De Maso-, che ne ho. E facciamo.. facciamo, diciamo questi che conosciamo facciamo votare Fassino”. “Va bene e poi io, subito dopo, ci vediamo a bere un caffè. Magari così facciamo una chiacchierata”. Il giorno delle primarie, poi, è De Masi che chiama Lucà: “Ho fatto qualche commissione tutta la mattinata a Torino. Per il nostro amico. Comunque io dico che dovrebbe andare bene”. Ma l’onorevole torinese è ancora preoccupato: “Anche se è una battaglia abbastanza complicata”. De Masi conferma: “Eh perché insomma l’altro si è dato molto da fare anche”. L’altro sarebbe Davide Gariglio, il principale concorrente di Fassino per la candidatura a sindaco, il quale, dice ancora Lucà “ha anche lavorato molto sui Calabresi”.

Ed è qui che il racconto torna a intrecciarsi con le vicende dell’Alta Velocità. Il piatto della tratta Torino-Lione è particolarmente ricco, tra appalti e sub-appalti, si parla addirittura di un costo complessivo di 35 miliardi di euro in totale. Stime al ribasso, visto che le altre tratte ad Alta Velocità fatte in Italia hanno visto il loro costo crescere in maniera esorbitante durante i lavori. Tanto per dire, la Roma-Firenze è cresciuta di 6,8 volte rispetto ai preventivi, la Firenze-Bologna di 4 volte, la Milano-Torino di 5,6 volte.

Soldi usciti dalle casse statali ed entrati nelle taschi di non si sa chi. Di queste storie e delle infiltrazioni malavitose nell’attivazione delle tratte se n’è parlato parecchio negli anni passati, ma ogni volta che rispunta fuori un progetto di treni ad alta velocità, si fa sempre finta di non ricordare.

http://www.lsmetropolis.org/2012/02/ndrangheta-in-val-susa/

Il mondo tra Russia, Siria e Iran – Chiesa

Intervista a Giulietto Chiesa, giornalista e animatore di “Alternativa” e “Pandora Tv”. A cura di Gianni del Panta (La Prospettiva)


Nello scorso dicembre si sono tenute le elezioni per il rinnovo della Duma in Russia. Nonostante l’arretramento nei consensi conquistati da “Russia Unita”, il partito di Vladimir Putin si è confermato saldamente alla guida del Paese, ottenendo, anche grazie ad un sistema elettorale misto, la maggioranza assoluta dei seggi. Sulla regolarità di queste elezioni, che hanno anche segnato la brillante affermazione del “Partito Comunista della Federazione Russa”, ci sono stati giudizi discordanti da parte degli osservatori stranieri, mentre le opposizioni hanno risposto con numerose manifestazioni di piazza. A due settimane dalle elezioni presidenziali del 4 marzo, un suo giudizio sul passaggio politico che si vive in Russia.
Siamo certamente di fronte ad un cambio di fase politica. Putin fino adesso aveva infatti governato, in modo diretto o per interposta persona (Medvedev), senza una reale e tangibile opposizione. Le elezioni parlamentari dello scorso dicembre e le successive manifestazioni di protesta hanno delineato però uno scenario del tutto nuovo, con l’emersione di un’opposizione radicata e conflittuale. Probabilmente il maggiore limite dei movimenti contestatori è oggi dato dalla loro grande frammentazione ed eterogeneità. L’ostilità nei confronti di “Russia Unita” coagula infatti dall’estrema destra ai comunisti ortodossi, in uno scenario peraltro reso più complicato da un fervente nazionalismo trasversale a qualsiasi forza politica. Le elezioni presidenziali di marzo, anche per questo, appaiono ampiamente scontate, con la vittoria di Putin che non può essere oggetto di dubbio. Più interessante sarà vedere se lo “zar di Mosca” si accontenterà di vincere al secondo turno (dove probabilmente sfiderà il leader comunista Zjuganov), oppure se punterà alla conquista della maggioranza assoluta dei voti e quindi al successo immediato. Come nello scorso dicembre ci troveremo a commentare risultati che non saranno reali, ma semplicemente il frutto della manipolazione elettorale da parte dell’élite dominante. Nonostante questo, per non esacerbare un clima già teso, mi aspetto che Putin sia dichiarato vincitore al secondo turno. La vera domanda a cui rispondere è però quali saranno le ripercussioni politiche di questo nuovo scenario che si è delineato negli ultimi mesi. Nelle scorse settimane Zjuganov ha offerto la collaborazione del movimento comunista ad un governo di coalizione con “Russia Unita”, con la quale, nonostante le evidenti divergenze in politica interna, esiste una vasta convergenza sul ruolo che il Paese dovrà giocare nei futuri assetti di potere a livello mondiale. Insomma, il terzo mandato presidenziale di Putin non sarà certamente uguale ai precedenti.

Nelle ultime settimane il “rebus siriano” sembra essersi ulteriormente intricato, con le massime potenze internazionali che muovono freneticamente le proprie pedine nella speranza di poter difendere i propri interessi. Cosa è lecito attendersi nelle prossime settimane?
Effettivamente la partita che si sta giocando in Siria è molto complicata. Al momento Assad si trova accerchiato, costretto a subire la fortissima pressione del Qatar e dell’Arabia Saudita che lavorano, più o meno segretamente, per la caduta del suo governo. La posizione di netta contrarietà da parte di Russia e Cina a qualsiasi intervento diretto da parte delle potenze occidentali ha sventato l’evenienza che la Siria si trasformasse in una nuova Libia. La mancanza di legittimazione a livello internazionale blocca quindi la possibilità di una sostituzione violenta del presidente siriano. Nelle ultime settimane, soprattutto per iniziativa russa, ha così preso campo la possibilità di un vasto progetto di riforma costituzionale del sistema. Tale prospettiva si lega ovviamente alla presenza in Siria di forze interne in grado di gestire una difficile transizione. Un’evenienza che però, per adesso, rimane ancora in attesa di conferme.

Non molto lontano dalla Siria si trova anche l’Iran…
Personalmente ritengo questo, e non la Siria, il vero fronte caldo al momento. Indubbiamente stiamo correndo verso un attacco allo stato persiano entro la fine della prossima estate. Una guerra che sarà molto diversa dalle ultime che abbiamo conosciuto (Afghanistan, Iraq e Libia). L’Iran infatti, in virtù delle proprie dimensioni politiche e militari si difenderà strenuamente, aprendo la strada ad una guerra dall’esito tutt’altro che scontato. Un’operazione militare pericolosa anche per l’Europa, dato che è ipotizzabile il coinvolgimento della NATO, mentre i Paesi del Vecchio Continente potrebbero procedere nuovamente, come già successo in passato, in ordine sparso. Francia, Gran Bretagna, Olanda, Belgio e Polonia dovrebbero appoggiare direttamente nell’operazione gli Stati Uniti, mentre la Germania assumerà una posizione neutrale. Questo apparirà come il chiaro segno politico che una parte dell’Europa ha ormai esplicitamente compreso che i propri interessi e quelli a stelle e strisce sono divergenti. Siamo alla vigilia di una guerra che avrà importanti ripercussioni sui nostri rapporti con Cina e Russia e sulla politica monetaria dell’Europa. Non dimenticandoci mai della disastrosa situazione economica nella quale ci troviamo. Insomma, si prospetta un 2012 alquanto turbolento.

Fonte: La prospettiva

sabato 18 febbraio 2012

Incontro 2: Attualità del manifesto del Partito Comunista

Giovani Comunisti Torino inaugurano i cicli di formazione "Nuovo Immaginario"

Incontro 2
Attualità del Manifesto del Partito Comunista
 Con:
Gianfranco Ragona - Docente di storia delle dottrine politiche
Guido Salza - Giovani Comunisti
20 febbario 2012 Ore 20:30
Via Brindisi 18/c, TorinoVisualizza altro

L'europa non esiste: c'è solo il capitalismo europeo

L'Unione Europea decreta la morte della Grecia
"Stiamo assistendo al grande successo dell'Euro e qual è la manifestazione più concreta del grande successo dell'euro? La Grecia" (Mario Monti)

Oggi più che mai questa dichiarazione di un anno fa mostra cinicamente la crudeltà del capitalismo e del nostro governo.

La riforma greca voluta dall'UE in sintesi: diminuzione di oltre il 20% del salario minimo garantito e un taglio nelle pensioni; la vendita dei gioielli di famiglia, come le quote pubbliche in petrolio, gas, acqua e lotteria. L'ossigeno non sarà tassato, per ora. Tutto questo per ricapitalizzare le banche, le stesse banche che hanno causato la crisi. Cosa si sta facendo? Si taglia.
La Troika UE/BCE/FMI aggrava la condizione sociale dei greci, giunta ormai a livelli deprecabili.
Troviamo neonati denutriti perché i genitori non sono più in grado di alimentarli a sufficienza; le grandi case farmaceutiche iniziano a sospendere la fornitura di farmaci. Fra i giovani la disoccupazione è alle stelle, il 40 per cento di quelli compresi fra i 18 e i 30 anni è disoccupato; i dati ufficiali del ministero della salute ellenico, mostrano un aumento del 40% dei suicidi nei primi cinque mesi dell’anno in corso, rispetto allo stesso periodo del precedente anno. Ripeto: aumento del 40%. la risposta del commissariamento della BCE? Tagliare ancora le pensioni. Il 2012 si prospetta come l'anno dell'apocalisse per la Grecia, che difficilmente riuscirà ad alzare la testa.

“Le misure d’austerità: un pericolo per la democrazia e i diritti sociali. I salari e le pensioni sono stati decurtati del 50% o addirittura, in certi casi, del 70%. La malnutrizione imperversa fra i bambini delle elementari, la fame fa la sua comparsa soprattutto nelle grandi città del paese, il cui centro è ormai occupato da decine di migliaia di Senza fissa dimora, affamati e cenciosi. La disoccupazione colpisce ormai il 25% della popolazione e il 45% dei giovani (il 49,5% delle giovani donne). I servizi pubblici sono stati ormai liquidati o privatizzati, con la conseguenza che i posti letto negli ospedali si sono ridotti (per decisione governativa) del 40%, che costa carissimo addirittura partorire, che gli ospedali pubblici sono ormai privi di bende o di medicine di base come l’aspirina" (Sonia Mitralia, membro del Comitato greco contro il debito)

La cosiddetta “troika” composta da Fmi, Bce e Ue sta commettendo uno dei più gravi reati dei tempi moderni: affamare un popolo. L’ennesima imposizione: applicare nuove misure di austerità in Grecia, con la riduzione degli stipendi, nuovi licenziamenti e tagli ai servizi sociali.
La Bce e l’Fmi affamano il popolo greco senza avere risolto il problema del debito ellenico. Il sindacato della Polizia greca, la Poasy, ha chiesto l’arresto dei rappresentanti ad Atene di Bce e Fmi, denunciando gravi violazioni penali.
Ma cosa stiamo diventando? Schiavi dei nuovi imperi della finanza?

"Stanno votando la morte della Grecia. Noi abbiamo vinto contro i Nazisti, abbiamo vinto contro la dittatura fascista e vinceremo anche questa volta" (Mikis Theodorakis)

La dittatura dei mercati
Il ministro Papademos ha usato l’espressione “punto di non ritorno” per descrivere l’attuale situazione della Grecia. Chiedendo il voto dei parlamentari dei due maggiori partiti, Nuova Democrazia e Pasok, il primo ministro ha esortato i greci a reagire in nome di un patriottismo, il cui obiettivo deve essere quello di salvare il paese dalla catastrofe. Papademos, ex vice presidente della BCE svende e massacra il suo popolo in nome dei mercati mondiali e prova a giustificare tale assassinio come un "gesto patriottico". La BCE e l'UE uccidono le patrie, Papademos sta uccidendo il popolo greco.

I comunisti greci accusano l'esecutivo di svendere il paese agli interessi dei monopoli capitalistici dell'Unione Europea ed in particolare a quelli di Berlino.

Quel clima di attesa che ha caratterizzato le tre giornate di sciopero generale che martedi, venerdì e sabato hanno paralizzato la Grecia, nel tentativo di impedire la svendita del paese agli interessi di un'Unione Europea sempre più tedesca, hanno lasciato oggi campo libero alla rabbia.
Il Parlamento greco è stato assediato da 200 mila manifestanti, moltissimi gli scontri durissimi nel centro di Atene e molte altre citta' della Grecia. Nei giorni scorsi, la troika è stata pesantemente contestata in Portogallo. 300mila i manifestanti.
Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia e Grecia. L'UE e la BCE mettono in pericolo sovranità e democrazia! Oggi in Grecia, domani?
Manolis Glezos, che nel 1941 sotto occupazione nazista, si arrampicò sull'acropoli e tirò giù il simbolo della svastica nazista, ieri è stato malmenato dalla polizia.
Il Parlamento ha votato la capitolazione del paese. Centinaia di migliaia di persone in piazza. Quello che era cominciato come un assedio si è trasformato in una battaglia campale in tutta la Grecia: scontri ovunque, decine di edifici pubblici e banche assaltati e incendiati, per salvare il futuro di un popolo trascinato in guerra. Non c'è più neanche quell'illusione, imperante fino a qualche tempo fa, in una parte consistente della popolazione, che il massacro sociale fosse, sì ingiusto, ma indispensabile a salvare il paese dal default. Mese dopo mese è stato tagliato tutto ciò che era possibile tagliare, milioni di greci sono stati gettati nel baratro della disoccupazione, della precarietà, della fame. Una ventina di scioperi generali in tre anni, occupazioni, blocchi stradali, atti di disobbedienza civile non sono riusciti a fermare un processo di impoverimento di diritti e di sovranità.

"Sia maledetto il soldato che spara contro il suo stesso popolo". (S.Bolivar)

La polizia ha malmenato il proprio popolo, tra cui il cantautore Mikis Theodorakis e l'ex partigiano Manolis Glezos (entrambi ottantenni).
Tutto il centro di Atene è stato teatro di scontri, numerosi gli arresti. E' avvenuta una vera e propria battaglia campale, in atto, non solo nel centro della capitale ma in numerosissimi quartieri e in altre città, e nonostante una rivolta popolare senza precedenti il Parlamento coloniale di Atene ha approvato quella che può essere considerata una capitolazione. Alle imposizioni dei mercati e della troika (Bce, Fmi e UE) hanno detto sì 199 deputati, no 74 e 5 si sono astenuti. Il ricatto che ha cancellato, nuovamente, la democrazia ellenica.
I due partiti che sostengono il governo del primo ministro Lucas Papademos hanno espulso ieri notte oltre 40 deputati che hanno votato 'no' al 'memorandum'. Nuova Democrazia ha annunciato di avere espulso 21 dei suoi 83 deputati, mentre il partito socialista Pasok circa 20 su un totale di 153.

Le crisi del capitalismo
Non dobbiamo sorprenderci che l'Europa abbia bisogno di crisi, di gravi crisi, per fare passi avanti. I passi avanti dell'Europa sono per definizione cessioni di parti della sovranità nazionale ad un livello comunitario (M.Monti)

La crisi non è una eccezione ma è la norma del sistema economico capitalista.
Negli ultimi venticinque anni ci sono state già altre sette crisi, soprattutto nel settore finanziario:
1987: crack a Wall Street
1992: crisi del Sistema Monetario Europeo con la fuoriuscita dal sistema della Lira e della Sterlina
1994/95: crisi finanziaria in Messico a pochi mesi dal varo del Nafta con Usa e Canada
1997: crisi finanziaria in Giappone, Corea e in altri paesi asiatici.
1998: crisi finanziaria in Russia e svalutazione pesantissima del rublo
1999: crisi in Argentina dovuta proprio al default del debito
2001: crisi di nuovo negli Usa a causa dell’esplosione della bolla speculativa sulla Net-Economy.
2007: esplode una nuova crisi, alla quale siamo ancora dentro.

Perchè è necessario riconquistare la sovranità?
La sovranità nazionale è l'indipendenza che permette ad una nazione la possibilità di decidere del proprio destino. Nel nostro periodo storico, visto la dominazione globale degli Stati Uniti e il tentativo maldestro dell'Unione Euopea, questa questione ritorna importante ed attuale. La difesa dell’indipendenza implica l’adozione di una politica nazionale ed estera in linea con i propri interessi nazionali.
Il Fondo Monetario Internazionale, la BCE, l'Unione Europea, ecc, vogliono decidere per noi, al solo fine dei loro interessi.. Esiste un'alternativa?
Sì. Pensiamo allo sviluppo economico di alcuni paesi emergenti, che in gran parte, hanno rifiutato i piani fallimentari del FMI per approdare ad un intervento statale in economia. Penso al Venezuela o all'Argentina.
Lo stato deve essere libero di scegliere il proprio destino e non è tollerabile essere la pedina in mano ad interessi di autorità esterne, che ci dettano l'agenda politica/economica e le manovre da macelleria sociale, come stiamo vivendo ora con il commissariamento del Governo Monti.
Il commissariamento della Grecia ha portato la totale perdita di sovranità e la completa distruzione di tutte le conquiste ottenute dai lavoratori, in pochi instanti hanno cancellato le vittorie di 40anni di lotte. Ora tocca all'Italia.

"I lavoratori devono rendersi conto delle cause della crisi e prepararsi per una vera guerra: consapevole, pianificata e organizzata che conduca al rovesciamento del potere" (Aleka Papariga, segretario KKE)

La Grecia e l'Italia
Esprimo la piena solidarietà a tutto il popolo greco che sta subendo l’ennesimo pacchetto di austerità. Il sistema capitalistico svende le nazioni per salvaguardare i mercati mondiali. I nostri sacrifici e la nostra miseria sono dovuti a questo sistema.
La sinistra greca accusa l'Unione Europea di svendere il proprio paese. In Italia il PD sostiene Monti nella svendita. Il popolo greco ha assediato il parlamento. In difesa della sovranità nazionale contro: Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea. La soluzione è davanti ai nostri occhi: abbattere il neoliberismo e costruire un'alternativa concreta, credibile e reale, che basi la sua prospettiva sull'indipendenza, il socialismo e la giustizia sociale.

"Ora la responsabilità è esclusivamente del popolo. O il popolo li spazzerà via definitivamente o continuerà a versare lacrime e indignazione inutilmente ed ingiustamente con le vecchie e nuove forze pseudo-salvatrici"- Aleka Papariga (Segretario KKE)

Andrea 'Perno' Salutari

Fonte: Patria del ribelle

Le mani della ‘ndrangheta sulla Val di Susa


In Val di Susa c’è una guerra. Non quella tra i No Tav e i sostentori dell’Alta velocità, ma uno scontro totale tra cosche della ‘ndrangheta. Dalla relazione 2011 della Direzione Nazionale Antimafia, emerge un quadro più che inquietante sull’andamento dei lavori per la costruzione della tratta Torino-Lione.

“Monitorare da vicino – si legge nella relazione – i lavori per la Tav che interessano la Val di Susa, l’andamento degli appalti e dei sub-appalti, nei quali è notorio che avvengono infiltrazioni della criminaltià organizzata. Con riguardo alle complicità e collusioni con esponenti della politica. Le indagini svolte dimostrano che il momento in cui è più facile accertarlo è in occasione delle consultazioni elettorali, in cui sono inevitabili i contatti tra i candidati disponibili ai compromessi e i responsabili delle ‘famiglie’ mafiose in grado di manovrare voti”.

Sin dagli anni ’70 il Piemonte si vede coinvolto in storie di ‘ndrine, una realtà ramificata su diversi comparti: dalla droga allo sfruttamento della prostituzione, dall’estorsione al gioco d’azzardo, dal traffico d’armi fino all’imprenditoria. E’ il 9 giugno del 2011 quando la colossale operazione ‘Minotauro’ porta all’arresto di 151 persone in tutta l’Italia, con 9 locali individuati proprio in Piemonte.

Dalle indagini, condotte comando provinciale dei carabinieri di Torino, spuntano rivelazioni sui rapporti tra le ‘ndrine calabresi e forze politiche, funzionari delle istituzioni e mondo imprenditoriale. “L’amorevole intreccio tra criminalità organizzata e politica dà a quest’inchiesta un risvolto inquietante. Il voto di scambio avveniva a qualsiasi livello. È una vergogna inaccettabile”, queste le parole pronunciate allora dal procuratore torinese Giancarlo Caselli. Dalle intercettazioni, poi, spuntò anche il nome dell’attuale sindaco di Torino, Piero Fassino. In una telefonata intercorsa tra l’onorevole Mimmo Lucà, esponente delle Acli sabaude, e il boss della ‘ndrangheta di Rivoli, Salvatore De Maso, si parla delle primarie del centrosinistra e di quale candidato ‘sostenere’. “Ecco che io sto sostenendo Fassino – dice Lucà al telefono -… Perché la partita è molto dura con Gariglio. Se magari hai qualche amico a Torino..”. “Si sì – risponde De Maso-, che ne ho. E facciamo.. facciamo, diciamo questi che conosciamo facciamo votare Fassino”. “Va bene e poi io, subito dopo, ci vediamo a bere un caffè. Magari così facciamo una chiacchierata”. Il giorno delle primarie, poi, è De Masi che chiama Lucà: “Ho fatto qualche commissione tutta la mattinata a Torino. Per il nostro amico. Comunque io dico che dovrebbe andare bene”. Ma l’onorevole torinese è ancora preoccupato: “Anche se è una battaglia abbastanza complicata”. De Masi conferma: “Eh perché insomma l’altro si è dato molto da fare anche”. L’altro sarebbe Davide Gariglio, il principale concorrente di Fassino per la candidatura a sindaco, il quale, dice ancora Lucà “ha anche lavorato molto sui Calabresi”.

Ed è qui che il racconto torna a intrecciarsi con le vicende dell’Alta Velocità. Il piatto della tratta Torino-Lione è particolarmente ricco, tra appalti e sub-appalti, si parla addirittura di un costo complessivo di 35 miliardi di euro in totale. Stime al ribasso, visto che le altre tratte ad Alta Velocità fatte in Italia hanno visto il loro costo crescere in maniera esorbitante durante i lavori. Tanto per dire, la Roma-Firenze è cresciuta di 6,8 volte rispetto ai preventivi, la Firenze-Bologna di 4 volte, la Milano-Torino di 5,6 volte.

Soldi usciti dalle casse statali ed entrati nelle taschi di non si sa chi. Di queste storie e delle infiltrazioni malavitose nell’attivazione delle tratte se n’è parlato parecchio negli anni passati, ma ogni volta che rispunta fuori un progetto di treni ad alta velocità, si fa sempre finta di non ricordare.

Fonte: lsmetropolis