martedì 25 ottobre 2011

Nicoletta Dosio (No Tav): "Le lodi non ci toccano. Continueremo a tagliare le reti"

Tutti dicono che siete stati bravi, facendo finta di non capire che la lotta va avanti.
Sì certo, la lotta va avanti. Niente è cambiato per noi nel senso che la nostra manifestazione di domenica è soltanto uno dei tanti momenti di una lotta che dura da ventidue anni e che durerà fin quando questa enorme e distruttiva mala opera non tramonterà definitivamente. Già nel 2005 tentarono di annacquare l’esperienza di una lotta alta con i tavoli di concertazione ma non ci riuscirono. Se vengono espresse anche in questo momento lodi assolutamente pelose da chi vuole continuare a fare la Tav, dal Pd al Pdl, beh queste lodi non ci fanno sinceramente né caldo e né freddo. Avanti per la nostra strada di resistenza quotidiana con i presidi contro le reti, e controinformazione, per esempio con i “no tav tour”, con gli interventi che ci vengono chiesti da tutte le parti d’Italia. Troviamo compagni in ogni posto che andiamo, e spieghiamo loro che senza deleghe e con una azione reale si può fermare questa distruzione portata avanti da un capitale sempre più agguerrito che usa la crisi in senso antioperaio contro i diritti dei territori e della collettività per mettere in ginocchio una società che merita di trovare uno sbocco di liberazione.

Quindi, no-Tav ancora in azione…
Andremo alle reti non solo ogni quindici giorni ma anche realmente e non metaforicamente. Questa lotta ci ha fatto capire che chi è con noi deve essere nostro compagno di strada realmente e non essere imbonitore. E’ il momento questo che men che meno serve delegare. Domenica, anche nelle situazioni più difficili il popolo c’è stato. E la nostra è una lotta di storie diverse che si unificano contro il modello di sviluppo di guerra e di rapina.


La vostra critica alla Tav è molto concreta. E’ un terreno che il potere non ha mai accettato…
Concretamente si vede che la Tav ha eliminato i treni intercity e i regionali che avevano un prezzo contenuto. Chi vuole andare da Torino a Roma deve per forza prendere la Frecciarossa. Noi una linea internazionale ce l’abbiamo già. Le corse le hanno eliminate perché non avevano clienti. Il problema nostro è spostarsi nell’ambito locale. Se pensiamo che la rete ferroviaria italiana è ancora a binario unico per i due terzi. Se pensiamo che con il piano Necci hanno chiuso le officine di manutenzione capiamo bene quale modello abbiano in testa. Con quel piano cominciò a farsi strada il business dell’alta velocità. E noi qui capimmo che la chiusura di Bussoleno era l’altra faccia del piano dell’alta velocità.


Pensare di costruire in Val Susa la Tav è un po come tentare di replicare la guerra in Vietnam…
E’ una follia. Rimarranno impantanati. Ci stiamo opponendo alla Tav e, come cittadini, ci opponiamo da subito alle spese per la militarizzazione del territorio attraverso l’impiego delle forze dell’ordine. Ce ne sono stabilmente almeno un migliaio che costano 90mila euro, senza contare l’ammortamento dei mezzi, e l’elicottero che costa 4mila euro l’ora. Per la giornata di domenica hanno buttato 500mila euro. E poi ci vengono a dire che i bambini non hanno più la carta igienica nelle scuole.


Voi andate avanti. E va bene. Ma qualcosa sta cambiando?
Ieri abbiamo notato che c’è proprio un cambiamento culturale rispetto alla nostra lotta. I grandi mezzi di informazione che sono arrivati in massa volevano capire stavolta e non costruire delle montature. Questo potere che arriva sempre più armato contro di noi dimostra di essere sempre più debole. Siamo già i vincitori morali. Una lotta popolare e colorata sta avendo ragione degli schieramenti politici e militari. In valle stanno già facendo numerosi scempi e non hanno ancora iniziato a perforare. La rete ha provocato la morte di molti animali, che ci sono andati a finire contro. Le ruspe hanno schiantato molti alberi. Senza contare che proprio sotto gli occhi delle forze dell’ordine sono al lavoro operai senza le necessarie protezioni antinfortunistiche.

Fonte: Contro la Crisi

Nessun commento:

Posta un commento