martedì 13 marzo 2012

Arancia Metalmeccanica a sostegno della Lotta No Tav


Arancia Metalmeccanica, il progetto del partito sociale del PRC che sostiene le casse di resistenza degli operai in lotta con la vendita delle arance dei contadini siciliani colpiti dalla crisi arriva a Torino per sostenere la lotta dei NO TAV. Di seguito il testo del volantino

Un gesto concreto e "gustoso" per aiutare il movimento
Sabato 17 Marzo banchetto in piazza castello angolo via roma dalle ore 10,30 alle ore 17,00.

La Tav è un progetto dai costi spaventosi, un gigantesco consumo di territorio e nessun investimento per il trasporto pubblico ordinario, questo si, utilizzato dalla stragrande maggioranza della popolazione.

La Tav costerà 1300 Euro al centimetro, uno spreco enorme di risorse, visto che la linea ferroviaria esistente è utilizzata solo al 30% e che il Paese sta attraversando una crisi economica i cui costi vengono fatti pagare ai “soliti noti” infatti: si chiudono ospedali e fabbriche, si tagliano pensioni,

Noi ci opponiamo ad un progetto che:
• è inutile perché la linea ferrovia attuale è più che sufficiente per merci e passeggeri
• è uno spreco immenso di risorse pubbliche in un periodo di crisi (17 miliardi di Euro!)
• è dannoso sul piano ambientale, devastando una vallata che è già oggi attraversata da una linea ferroviaria a doppio binario, una autostrada, 2 statali e 3 elettrodotti.
• è pericoloso per la salute giacché dall’estrazione e trattamento di rocce che contengono amianto ed uranio si metterà a repentaglio la salubrità dell’ambiente e quella delle persone: i danni provocati dall’amianto sono sotto gli occhi di tutti.
• Perché non far passare i treni sulla ferrovia esistente utilizzata al 30 per cento della sua capacità?
• Mezz’ora in meno tra Torino e Lione valgono i 17 miliardi di euro che potrebbero invece essere dedicati al riassetto idrogeologico del territorio e al potenziamento del trasporto dei pendolari?
• Quante persone infatti ogni anno muoiono in questo Paese a causa di terremoti, frane, alluvioni? Quanto si spende per riparare i danni ? Non sarebbe finalmente ora di avviare davvero una “grande opera”di messa in sicurezza del nostro territorio che produrrebbe, questa si, nuova e qualificata occupazione e progresso civile?

Sabato 17 Marzo e domenica 18 Marzo Rifondazione Comunista organizza in due piazze di Torino e in quindici piazze della provincia la vendita solidale di arance siciliane . Il ricavato andrà al movimento no tav per le iniziative di lotta. Un gesto concreto e "gustoso" per aiutare il movimento che da 20 anni si batte contro il treno ad alta velocità e propone un modello diverso di sviluppo.

venerdì 9 marzo 2012

Cronaca vera di un No Tav piccolo piccolo

LA RESIPISCENZA, QUESTA SCONOSCIUTA
                                                         
Cronaca vera di un no tav piccolo piccolo

Sono uno delle 40 persone coinvolte nella ”retata” contro i No Tav  del 26 gennaio scorso che portò in carcere 26 persone, di varie città, e agli arresti domiciliare o l’obbligo di dimora per le  restanti 14 . La mia posizione è una delle più leggere visto che non ho subito altre misure oltre all’obbligo di dimora in Torino.Sono incensurato e questo credo abbia pesato nella scelta delle misure cautelari da applicare a ognuno di noi,.Da neofita del crimine mi sono trovato a sfiorare un mondo per me ancora sconosciuto; il sacro e intoccabile  mondo della giustizia Italiana e ve ne voglio sommessamente parlare.
Ma veniamo brevemente ai fatti.

Dopo che la magistratura torinese ha ordinato il blitz, in puro stile pool antimafia di Palermo, con tanto di perquisizioni, arresti, impronte digitali e giornalisti al seguito, mi è stato notificato tutto il materiale probatorio, spero che si dica così, fatto di fotografie, accuse ,situazione dei colleghi criminali e considerazioni di varia natura normativa e giudiziaria. Primo colpo alla mascella. Trovarsi in un second
o  sui giornali nazionali, con tanto di nome, cognome e epiche gesta criminali, additato come nemico dello Stato, Ultras della violenza gratuita e premio nobel della sovversione non è stato molto carino. Per due giorni un quotidiano nazionale, che dopo nominerò, mi ha dato per carcerato con l’ovvia sorpresa da parte di chi mi vedeva gironzolare fischiettando per la città. Dopo criminale anche maestro dell’evasione penitenziaria. Un Vallanzasca sabaudo. Il quotidiano la Repubblica ha declamato in rima tutte le fasi della mia attività criminosa con il botto finale della mia presunta forza erculea ,in grado di alzare un wc chimico e scagliarlo con forza verso un carro armato della polizia. Difficile che la polizia disponga di carri armati ma credo impossibile trovare nelle nostre belle valli piemontesi wc chimici a portata di criminale. Colpo al fegato con testata sui denti. morale: stai recluso a Torino e poi vedremo. Ok rispondo io, visto che ci sono persone in carcere è meglio non lamentarsi troppo per una forma di rispetto verso i colleghi lestofanti. Così pensando mi dedico alla lettura delle carte , per me pari a una storia di fiabe, e inizio a scoprire l’esilarante mondo della giustizia. Mi piacerebbe farvele leggere, chi lo ha fatto ride ancora adesso, così vi rendereste conto della forza della nostra magistratura. Errori di tutti i tipi, frasi non finite, un verbo ogni 40 righe ecc.
Stupefacente.
Non voglio entrare in polemica con chi dovrà giudicarmi,la mia coscienza di militante politico è intonsa e questo, per dormire la notte, è più che sufficiente per il sottoscritto.

Capisco che questa possa sembrarvi una piccola storia e allora per renderla più accattivante vorrei passare direttamente al finale. Dimenticavo, nel frattempo ho fatto richiesta di revoca della misura cautelare . Suddetta misura mi è stata negata stanotte, con notifica alle due scampanellando allegramente per tutto il pianerottolo e per la terza volta in un mese , con le seguenti motivazioni:
1) la mancanza di oggettivi segni di resipiscenza da parte mia o, almeno, di seria e concreta presa di distanza dai fatti d’indagine ecc ecc.
2) la mia attività di musicista e sindacalista( sono un funzionario di partito e non bisogna essere Gramsci per capire la differenza tra un partito e un sindacato) non possono prevalere sull’esigenza della suprema difesa dello stato( ndr).
 Per quanto riguarda la mia famiglia, chissenefrega possono venire loro a trovarmi. Morale: non ti sei pentito neanche un po’ di essere quello che sei e che pensi  e allora nisba. Torna in ginocchio, penitente e dopo aver sacrificato un agnello al signore e se ne riparla.

Devo infine dire che le tre “visite” fatte a casa mia sono state tutte fatte in modo professionale e in punta di fioretto ma ormai nel mio palazzo mi considerano un pezzo da novanta del crimine, degno di sedere tra Sem Giancana e Totò Riina.. Ko tecnico .

Vi avevo avvertito, è una piccola storia che si perde nella cronaca del nostro paese ma gli ingredienti che fanno dell’Italia un paese cialtronesco ci sono tutti. In dosi omeopatiche ma ci sono tutti. Saluti e ieri, oggi e domani sempre no tav. andrea vitali

p.s. grazie per aver arricchito il mio misero vocabolario con la parola resipiscenza.

lunedì 5 marzo 2012

Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino – Lione

Al Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Prof. Mario Monti
Palazzo Chigi
ROMA


Oggetto: Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino – Lione, Progetto Prioritario TEN-T N° 6, sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali.
Onorevole Presidente,

ci rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei presieduto, nella convinzione di trovare un ascolto attento e privo di pregiudizi a quanto intendiamo esporLe sulla base della nostra esperienza e competenza professionale ed accademica. Il problema della nuova linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per noi, docenti, ricercatori e professionisti, una questione di metodo e di merito sulla quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del Paese. Ciò è tanto più vero nella presente difficile congiuntura economica che il suo Governo è chiamato ad affrontare.
Sentiamo come nostro dovere riaffermare - e nel seguito di questa lettera, argomentare - che il progetto della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, inspiegabilmente definito “strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un qualsivoglia piano finanziario), è passibile di causare ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità locali e dei territori coinvolti.

Diminuita domanda di trasporto merci e passeggeri
Nel decennio tra il 2000 e il 2009, prima della crisi economica, il traffico complessivo di merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato del 31%. Nel 2009 ha raggiunto il valore di 18 milioni di tonnellate di merci trasportate, come 22 anni prima. Nello stesso periodo si è dimezzato anche il traffico merci sulla ferrovia del Fréjus, anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella Dichiarazione di Modane sottoscritta dai Governi italiano e francese. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro, non sarebbe nemmeno ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi interamente in galleria, la velocità massima di
esercizio sarà di 220 km/h, con tratti a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA presentata dalle Ferrovie Italiane. Per effetto del transito di treni passeggeri e merci, l’effettiva capacità della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sarebbe praticamente identica a quella della linea storica, attualmente sottoutilizzata nonostante il suo ammodernamento terminato un anno fa e per il quale sono stati investiti da Italia e Francia circa 400 milioni di euro.

Assenza di vantaggi economici per il Paese
Per quanto attiene gli aspetti finanziari, ci sembra particolarmente importante sottolineare l’assenza di un effettivo ritorno del capitale investito. In particolare:
1. Non sono noti piani finanziari di sorta
Sono emerse recentemente ipotesi di una realizzazione del progetto per fasi, che richiedono nuove analisi tecniche, economiche e progettuali. Inoltre l’assenza di un piano finanziario dell’opera, in un periodo di estrema scarsità di risorse pubbliche, rende ancora più incerto il quadro decisionale in cui si colloca, con gravi rischi di “stop and go”.
2. Il ritorno finanziario appare trascurabile, anche con scenari molto ottimistici.
Le analisi finanziarie preliminari sembrano coerenti con gli elevati costi e il modesto traffico, cioè il grado di copertura delle spese in conto capitale è probabilmente vicino a zero. Il risultato dell’analisi costi-benefici effettuata dai promotori, e molto contestata, colloca comunque l’opera tra i progetti marginali.
3. Ci sono opere con ritorni certamente più elevati: occorre valutare le priorità
Risolvere i fenomeni di congestione estrema del traffico nelle aree metropolitane così come riabilitare e conservare il sistema ferroviario "storico" sono alternative da affrontare con urgenza, ricche di potenzialità innovativa, economicamente, ambientalmente e socialmente redditizie.
4. Il ruolo anticiclico di questo tipo di progetti sembra trascurabile.
Le grandi opere civili presentano un’elevatissima intensità di capitale, e tempi di realizzazione molto lunghi. Altre forme di spesa pubblica presenterebbero moltiplicatori molto più significativi.
5. Ci sono legittimi dubbi funzionali, e quindi economici, sul concetto di corridoio.
I corridoi europei sono tracciati semi-rettilinei, con forti significati simbolici, ma privi di supporti funzionali. Lungo tali corridoi vi possono essere tratte congestionate alternate a tratte con modesti traffici. Prevedere una continuità di investimenti per ragioni “geometriche” può dar luogo ad un uso molto inefficiente di risorse pubbliche, oggi drammaticamente scarse.

Bilancio energetico-ambientale nettamente negativo.
Esiste una vasta letteratura scientifica nazionale e internazionale, da cui si desume chiaramente che i costi energetici e il relativo contributo all’effetto serra da parte dell’alta velocità sono enormemente acuiti dal consumo per la costruzione e l’operatività delle infrastrutture (binari, viadotti, gallerie) nonché dai più elevati
consumi elettrici per l’operatività dei treni, non adeguatamente compensati da flussi di traffico sottratti ad altre modalità. Non è pertanto in alcun modo ipotizzabile un minor contributo all’effetto serra, neanche rispetto al traffico autostradale di merci e passeggeri. Le affermazioni in tal senso sono basate sui soli consumi operativi
(trascurando le infrastrutture) e su assunzioni di traffico crescente (prive di fondamento, a parte alcune tratte e orari di particolare importanza).

Risorse sottratte al benessere del Paese
Molto spesso in passato è stato sostenuto che alcuni grandi progetti tecnologici erano altamente remunerativi e assolutamente sicuri; la realtà ha purtroppo dimostrato il contrario. Gli investimenti per grandi opere non giustificate da una effettiva domanda, lungi dal creare occupazione e crescita, sottraggono capitali e risorse
all’innovazione tecnologica, alla competitività delle piccole e medie imprese che sostengono il tessuto economico nazionale, alla creazione di nuove opportunità lavorative e alla diminuzione del carico fiscale. La nuova linea ferroviaria Torino- Lione, con un costo totale del tunnel transfrontaliero di base e tratte nazionali,
previsto intorno ai 20 miliardi di euro (e una prevedibile lievitazione fino a 30 miliardi e forse anche di più, per l’inevitabile adeguamento dei prezzi già avvenuto negli altri tratti di Alta Velocità realizzati), penalizzerebbe l’economia italiana con un contributo al debito pubblico dello stesso ordine della manovra economica che il Suo Governo ha messo in atto per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria che il Paese attraversa. E’ legittimo domandarsi come e a quali condizioni potranno essere reperite le ingenti risorse necessarie a questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del capitale pubblico. Alcune stime fanno pensare che grandi opere come TAV e ponte sullo stretto di Messina in realtà nascondano ingenti rischi per il rapporto debito/PIL del nostro Paese, costituendo sacche di debito nascosto, la cui copertura viene attribuita a capitale privato, di fatto garantito dall’intervento pubblico.

Sostenibilità e democrazia
La sostenibilità dell’economia e della vita sociale non si limita unicamente al patrimonio naturale che diamo in eredità alle generazioni future, ma coinvolge anche le conquiste economiche e le istituzioni sociali, l’espressione democratica della volontà dei cittadini e la risoluzione pacifica dei conflitti. In questo senso,
l’applicazione di misure di sorveglianza di tipo militare dei cantieri della nuova linea ferroviaria Torino-Lione ci sembra un’anomalia che Le chiediamo vivamente di rimuovere al più presto, anche per dimostrare all’Unione Europea la capacità dell’Italia di instaurare un vero dialogo con i cittadini, basato su valutazioni trasparenti e documentabili, così come previsto dalla Convenzione di Aarhus2.

Per queste ragioni, Le chiediamo rispettosamente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo la necessità dell’opera.
Non ci sembra privo di fondamento affermare che l’attuale congiuntura economica e finanziaria giustifichi ampiamente un eventuale ripensamento e consentirebbe al Paese di uscire con dignità da un progetto inutile, costoso e non privo di importanti conseguenze ambientali, anche per evitare di iniziare a realizzare
un’opera che potrebbe essere completata solo assorbendo ingenti risorse da altri settori prioritari per la vita del Paese.

Con viva cordialità e rispettosa attesa,
Roma, 9 febbraio 2012
Sergio Ulgiati, Chimico Ambientale, Università degli Studi di Napoli Parthenope
Ivan Cicconi, Ingegnere, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici
Luca Mercalli, Climatologo, Società Meteorologica Italiana
Marco Ponti, Economista, Politecnico di Milano

(seguono le firme di altri 356 studiosi e professionisti)

sabato 3 marzo 2012

La Tav è un'opera inutile voluta nell'interesse dei costruttori e delle banche

di  Michael Pontrelli

Ivan Cicconi, ingegnere, è considerato uno dei maggiori esperti italiani di infrastrutture e lavori pubblici. Nella sua attività ultradecennale è stato capo della segreteria tecnica del ministro dei Lavori Pubblici nella XIII legislatura, membro del Cda dell’Anas, professore a contratto nelle università La Sapienza di Roma, Politecnico di Torino e LUISS. Ha svolto attività di ricerca per il Cnr, per l’Enea e per il Cnel. Autore di numerosi saggi è uno dei 4 redattori della lettera inviata al Presidente del Consiglio Mario Monti contro la Tav in Val di Susa, sottoscritta do oltre 300 autorevoli esponenti del mondo tecnico scientifico italiano. A Cicconi abbiamo chiesto di spiegarci perché l’alta velocità Torino-Lione è inutile e cosa si nasconde dietro l’insistenza dello Stato nel voler realizzare l’opera a tutti i costi.


Partiamo dal dibattito in corso attorno alla opportunità di realizzare l’infrastruttura. Come lo giudica?
“Dal governo tecnico e dai politici che in questi giorni vediamo nei canali televisivi sentiamo solamente slogan: ‘la democrazia non si ferma, non possiamo essere tagliati fuori dall’Europa, se non realizziamo quest’ultimo tratto impediamo la realizzazione del corridoio di alta velocità Lisbona-Kiev’. I politici non sanno di quello che parlano”.

In realtà però di alta velocità ne parla anche l’Europa. Il corridoio Lisbona-Kiev, di cui fa parte la tratta Torino-Lione, non è considerata un’opera strategica a livello europeo?
“I corridoi per il trasporto merci non sono mai stati definiti e tantomeno sono corridoi di alta velocità, perciò si tratta di una cosa non vera. A conferma di questo il fatto che in Slovenia, Ungheria e Ucraina non c’è nessun programma di alta velocità. E’ ormai da 15 anni che non si parla più di corridoio Lisbona-Kiev ma di progetti prioritari e quello Torino-Lione rientra all’interno del progetto prioritario 8, ovvero la Lione-Budapest. Ma nei progetti prioritari da parte dell’Unione europea non c’è l’imposizione di una determinata tecnologia”.

Dato che da parte dell’Unione europea non c’è l’imposizione di una determinata tecnologia, non si potrebbe allora adeguare la ferrovia esistente anziché costruirne una nuova?
“L’adeguamento è stato già fatto. Dal 2003 al 2006 c’è stata la sperimentazione, con interventi pubblici per decine di milioni di euro autorizzati dalla Ue, della cosiddetta autostrada alpina. Il piano di campagna dei binari è stato abbassato per favorire il trasporto diretto dei camion e lo Stato è arrivato a coprire il 75% del costo del servizio di trasporto. Nonostante tutto questo il traffico merci sulla linea ha continuato a calare. I dati parlano chiaro. Si è passati dalle 8,4 milioni di tonnellate di merci del 2003 ai 3,3 milioni di tonnellate del 2010. La semplice verità è che sulla Torino-Lione non c’è domanda di traffico merci. La linea ferroviaria esistente è utilizzata al 30-32% delle potenzialità”.

La comunità tecnico scientifica come si schiera nei confronti di questa opera?
“Non ho ancora trovato un tecnico che sia favorevole al progetto o che quantomeno sia in grado di motivarne le ragioni tecniche per farlo”.

Perché la politica insiste tanto allora nel voler realizzarla?
“Perché purtroppo la politica, o meglio il sistema dei partiti, è lontano dalla realtà. Per esempio, sono rimasto scandalizzato nel vedere che Cota e Fassino nell’incontro con il governo hanno dato il via libera al progetto in cambio delle compensazioni per il territorio. Quanto accaduto conferma, ancora una volta, che in Italia le grandi opere diventano il pretesto per avere soldi nel territorio senza però entrare nel merito dell’utilità di quanto si vuole realizzare”.

Qualcuno però parla anche di pressioni dei poteri forti. E’ dietrologia?
“No. Spingono a favore della Tav non solo grandi imprese costruttrici ma anche e soprattutto il sistema bancario perché queste grandi opere vengono fatte a debito. Le risorse non ci sono e quindi si ricorre a architetture finanziare come il project financing che comporta l’attivazione di debiti da parte di società di diritto privato con capitali pubblici. Non è un caso che l’attuale viceministro alle Infrastrutture, Mario Ciaccia, sia un ex banchiere esperto proprio in questo tipo di operazioni”.

Come va a finire la partita? L’opera si farà?
“Non lo so. So però con certezza, perché conosco la Val di Susa da molti anni, che la stragrande maggioranza dei cittadini e degli amministratori della valle sono contro l’opera non a prescindere come si dice ma perché sono convinti dell’inutilità e sono in grado di dimostrarlo. Da una parte c’è dunque una collettività consapevole di quello che dice e che continuerà ad impedire la realizzazione dell’opera. Dall’altra parte c’è una politica infarcita di ideologia e di luoghi comuni”.
02 marzo 2012

fonte: http://notizie.tiscali.it/articoli/interviste/12/03/intervista_cicconi_motivazioni_no_tav.html?news#comments