domenica 2 ottobre 2011

Lettera di un soldato italiano in missione in afghanistan

La lettera qui riportata è quella di un militare italiano in missione in Afghanistan, anonima e postata su un blog: «Sapete bene cosa vuol dire uscire di pattuglia e sperare che nessuno ti faccia saltare per aria con trappole esplosive, in quanto i mezzi in dotazione sono obsoleti e senza adeguate protezioni. Si tratta quindi di semplice fortuna poter rientrare alla base alla fine di ogni servizio esterno in quanto tutte le operazioni offensive vengono negate dai comandi! Se volevano dei “soldati di pace” avrebbero dovuto fare ricorso ai Boy Scout, non ai militari! Subiamo solo l'iniziativa del nemico e ne subiamo le spiacevoli conseguenze» (...) «Il materiale, le armi e l'equipaggiamento sono così inutili ed inefficienti che ogni soldato ricorre sempre all'acquisto in maniera autonoma di equipaggiamento straniero (soprattutto americano). Il paradosso è che quello acquistato dall'esercito italiano costa sempre il doppio o il triplo di un ottimo e funzionale sistema straniero. Qualche esempio? Il nuovo mezzo blindato comprato dall’Iveco costa 400.000 euro ma perde i pezzi e le protezioni per strada ed è sempre inefficiente. Mancano i pezzi di ricambio, ha spazi angusti, ed è inefficace. Gli inglesi ne hanno comprata una versione simile, ma in fase di prova è stata completamente modificata. E se invece avessimo preso l'Humvee statunitense? E' un ottimo mezzo, affidabile, sicuro e con pezzi di ricambio inesauribili. O che dire delle blindo serie “puma”, mezzi obsoleti, di concezione vecchia di 25 anni. Un progetto degli anni ’80 ma acquistato solo ora» (...) «Lo sa che la task force dell'aeronautica ha delle limitazioni che non le permettono di operare a supporto delle truppe terrestri? Gli elicotteri presenti a Kabul (AB212) possono essere impiegati solo se a terra sono presenti truppe Isaf con personale specializzato EOD (artificieri) per bonificare l'eventuale zona di atterraggio! Questo è incredibile, vuol dire che possono volare solamente da una base all'altra! Ma cosa li hanno mandati a fare? Che tipo di contributo danno?». E conclude: «Ci dicono che sono missioni di pace ma laggiù i nostri alleati fanno la guerra, combattono e muoiono, noi Italiani siamo rinchiusi dentro le basi e usciamo di tanto in tanto ... Ma che figura ci facciamo? Abbiamo una dignità anche noi, anche noi vogliamo fare il nostro lavoro, quello per cui lo stato ci paga e per cui spende i soldi per addestrarci. Siamo soldati». La lettera è datata 2oo7. E'una lettera che fa pensare, ai tanti militari morti in missione, e all' ultimo lincidente"stradale" accaduto a Herat. La domanda è:in Afghanistan il contingente italiano sta combattendo una guerra essendo dotato di armamenti e di equipaggiamenti in grado di garantire la sua sicurezza si o no? Pare che dal lontano 2oo7 ad oggi, le cose infatti non siano poi tanto cambiate :"Siamo l'esercito meno pagato d'Europa e spendiamo dai mille ai duemila per l'equipaggiamento". Uniformi alle quali spesso devono provvedere gli stessi militari:"Tutte acquistate di tasca nostra.Quelle in dotazione sono troppo leggere, si strappano subito.Poi ci sono gli stivali, se ne vuoi un paio adatti fanno 17o euro.Il compressore per pulire le armi ne costa 5o,e il gilet tattico, le magliette traspiranti, i pile:i militari fanno la fortuna di Decathlon".Queste le parole dei militari italiani in missione in Afghanistan a dicembre nello scorso anno,tratte dal reportage di Paolo Giordano"Panettone all'inferno". Pare proprio che le cose non siano cambiate. Un esperto americano ha affermato che l'Italia "dovrebbe più preocccuparsi per la sicurezza dei propri soldati che della sponsorizzazione del"made in Italy"negli armamenti. Ma allora che fine fanno i tanti soldi stanziati per la missione in Afghanistan?

[fonte: Lasottilelinearossa blog di giornalismo estero, italiano e reportage di guerra]

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