giovedì 20 ottobre 2011

Jamahiriya; 42 anni da Leoni

Mentre la “volpe del deserto” Rommel copriva la ritirata italiana nel deserto africano della Cirenaica, mentre il governo riuniva le province di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan, il 7 giugno 1942, nasceva a Sirte Muhammar Gheddafi da una famiglia di nomadi analfabeti.
Quest'oggi a 69 anni, il corpo martoriato del Colonnello viene immortalato dalle tv di tutto il mondo come un trofeo di guerra.
C'è ancora chi sostiene che non sia lui ma c'è ben poco da spulciare e molto spesso ci si deve rassegnare all'idea che il complottismo non è l'unica soluzione.
 
Quest'oggi sono io, per una volta me lo concederete, ad essere fortemente indignato.
Trovo incredibile che si possa fare scempio di un cadavere, di chicchessia e non uno in particolare, soprattutto quello di un uomo che alla fine dei conti, ha avuto soltanto la colpa di troppo aver fatto per il proprio paese. Si, certo. Gheddafi non è un despota, ne un tiranno e neanche un dittatore. Ai suoi comizi centinaia di migliaia di persone urlano il suo nome, brandiscono le bandiere verdi, del colore della speranza; la speranza che la Jamahiriya, ovvero la Repubblica Socialista Popolare continui a funzionare. Certo per come potrebbe funzionare nel territorio Libico ma ad ognuno la sua croce.

Andiamo per ordine: il 1° settembre 1969, accusato di servilismi nei confronti del Colonialismo made in USA, re Idris I viene deposto ed insieme ai Liberi Ufficiali Unionisti, l'autopromosso colonnello Gheddafi proclama la “sua” repubblica.

Si, perchè in quanto la Libia non presenti particolari condizioni per poter essere definito uno stato democratico (es. abolizione delle elezioni e del multipartitismo) la Repubblica Socialista Popolare, o Jamahiryia la quale etimologia sta proprio a significare “delle masse” viene riconosciuta immediatamente da Egitto, Iraq, Sudan; Siria; Gran Bretagna, Italia, Francia e non per ultima l'URSS (Unione Sovietica).
A 27 anni, il colonnello Gheddafi era il capo di stato più giovane del mondo.

Grazie ai petroldollari, il nuovo governo rivoluzionario procedette alle prime riforme: i salari minimi vennero raddoppiati e gli emolumenti (stipendi e vitalizi) dei ministri dimezzati, per dimostrare come la ristrutturazione radicale della società libica dovesse comprendere soprattutto le alte sfere. Venne promossa la partecipazione dei lavoratori nelle imprese, vennero creati ospedali ed ambulatori rurali, per eliminare alcune epidemie facilmente curabili. Le parole d'ordine furono censura di tutto quello che fosse estraneo alla morale islamica ed all'austerità. Lo stesso Gheddafi rifiutò qualsiasi concessione al lusso e continuò ad abitare in una caserma di Tripoli.
Praticamente lo stereotipo di “stato perfetto” aveva preso forma grazie a questo individuo neanche trentenne; ognuno con i suoi diritti e con i suoi doveri senza ne più ne meno di quello di cui si avesse bisogno.
Non sono qui a fare una lezione di storia, sto cercando di far capire a chi legge (mi auguro il maggior numero di persone possibile) che il “dittatore cattivo” si è battuto per 42 anni in favore dell'indipendenza e dell'unione degli stati dell'Africa e che quest'oggi io non proclamo eroe, ma martire.
Si martire, perchè il colonialismo americano l'ha fatta ancora da padrone. Prima il Vietnam, poi la guerra fredda, poi l'Iraq, poi l'Afghanistan e ora la Libia. 
 
Bombardamenti congiunti ed incessanti da parte dell'aviazione NATO, italiana, francese, inglese ed americana; operazioni di terra sotto copertura, “ribelli” con mimetiche Desert dei marines. Capite che in tutto questo c'è qualcosa di profondamente sbagliato? Capite che a febbraio a causa del sovrappopolamento delle carceri, migliaia di detenuti sono stati liberati ma da chi?
Le condizioni nelle carceri del Rahis non erano delle migliori, e lo sappiamo; ma quale modo migliore per scatenare una guerra, del consegnare una città in mano a dei detenuti frustrati da anni e anni di angherie subite da parte dei loro aguzzini?

Tutto partì quando il 19 agosto 1981, dalla portaerei americana Nimitz, due F-14 Tomcat abbatterono due Suchoy 22 di fabbricazione sovietica ma di proprietà dell'esercito libico.
Le accuse di Gheddafi nei confronti del presidente Regan che già doveva pensare a raccogliere i cocci della pesante sconfitta subita in Vietnam da parte di Charlie (così i marines chiamavano i vietcong), furono pesanti: “sceriffo assetato di distruzione” lo chiamò il colonnello.
Prontissimo il Newsweek lo etichettò come “l'uomo più pericoloso del mondo”. 

Gheddafi con paziente diplomazia riesce ad ottenere per il suo popolo servizi gratuiti ed eccellenti come servizi di istruzione superiore ed universitaria gratuiti, servizio sanitario gratuito, guadagno sull'importazione di autoveicoli e sulla vendita a prezzo di costo, servizi primari gratuiti, assistenza alle famiglie impossibilitate ad avere un reddito, assegno sociale aggregato alla pensione, agevolazioni sugli immobili dopo il matrimonio, assegni di disoccupazione anche senza primo impiego, aumento dei salari e abbassamento del costo della vita.
Parità dei sessi delle donne, anche nelle politiche territoriali (prima nazione in Africa a godere di questo privilegio).

Ma tutto questo per dire cosa? Che “Gheddafi è un dittatore” oppure “io sul cadavere ci avrei anche sputato” o meglio ancora “spero che non ti seppelliscano da nessuna parte ma che ti lascino marcire in un angolo di mondo”. Queste sono le cose che si leggono sul web. Indignazione formato famiglia venduta da parte dei media.
Io ho cercato di informarti sulla vita di quello che personalmente ho considerato e considero oggi più che mai un grande uomo, un grandissimo statista ed un formidabile partigiano.
Si, proprio così, un partigiano! Perchè ci vuole fegato a non scappare e a darsi in pasto alla folla per difendere il proprio POPOLO. 

Si, perchè la Libia non odia Gheddafi; ai suoi comizi centinaia di migliaia di persone riempiono le città ma nessuno le obbliga e tutti concordano sempre e comunque con le sue idee e non perchè lui adotta il metodo fascista dell' “o fai come dico o peggio per te” no, non è così.
Pensiamo alla sensibilizzazione del popolo libico nei confronti di Yasser Arafat e sulla questione palestinese, o meglio ancora la battaglia congiunta alla lotta contro l'Apartheid con Madiba Nelson Mandela. L'addestramento in terra Libica degli eserciti beduini che volevano imparare a difendere le proprie terre, le battaglie contro le invasioni interne.

Nell'arco di 42 anni, il “Leone di Tripoli” ha combattuto per il suo popolo e per la libertà del popolo africano. Persi tutti i figli, la famiglia, città dopo città piovevano le bombe MADE IN USA ma lui non ha mai perso la speranza. Nel suo ultimo messaggio recitava “le vostre bombe ci fanno ridere!” e quest'oggi la sua carne è stata dilaniata dalla violenza di una folla piena di false promesse, piena di sogni di gloria ed impaziente di spartirsi questi 20 milioni di dollari della taglia che il premio Nobel per la pace Barack Obama ha messo qualche tempo fa sulla sua testa.

Che ne potrà essere ora del popolo libico? Che ne sarà ora di un popolo in mano agli schiavisti europei ed agli sfruttatori colonialisti americani? Che ne sarà della Jamahiryia?
I governi oggi rendono pubbliche le foto, i video vengono trasmessi in continuazione, come se volessero farci intendere che loro possono uccidere ogni speranza che alberga nel nostro essere.
Beh... si sbagliano. E quando il petrolio sarà finito? Si passerà allo stato confinante e viceversa. Tutto troppo semplice, sistematico, quasi logico se così lo si vuol definire.
Con un pensiero vorrei concludere questo piccolo resoconto della vita di una persona che per molti è stato un orribile e sanguinario dittatore solo ed esclusivamente perchè mai ne hanno seguito una battaglia.
Pensate a casa vostra. Piccolo giardino, il cane corre felice, i bambini giocano, intimità, felicità. Qualche soldino da parte messo via con tanti sacrifici ma un giorno qualcuno decide che tutto questo deve cambiare.

La vostra casa viene bombardata incessantemente per 7 mesi, giorno e notte ad intervalli irregolari, così non puoi farci l'abitudine. La tua famiglia uccisa, la tua casa, il tuo quartiere, la tua esistenza praticamente spazzata via nel tempo di un attimo.
Cosa c'entravi tu in tutto questo? E tuo figlio/a? E il motivo? Cercano lui è vero. Ma lui è come te. Perde un pezzo del suo popolo sotto ogni bomba come tu perdi un pezzo della tua famiglia. Hai paura ma non puoi reagire perchè da ogni parte piovono bombe. Ecco, queste bombe servono a farti diventare schiavo. Ogni bomba è marchiata con il nome di una ragazza tipicamente americana che tu hai visto solo in televisione o al cinema. Ma tu loro non li vuoi! Tu vuoi la tua donna che non avrai più e allora decidi di fare il ribelle. Ma scopri che questi ribelli parlano una lingua diversa dalla tua e hanno usi e costumi diversi. Somali, siriani, egiziani.

Gente che è stata rinchiusa nelle carceri e a cui di te non importa niente. L'unica via rimane stare con chi di te si è sempre preoccupato, con chi ha combattuto per il suo popolo ed ha sofferto per la perdita di tanti figli, proprio come te.

Ha combattuto ed è caduto con onore, tolto lo scempio del suo corpo, non è scappato di fronte al nemico, proprio come avresti fatto tu.
Il suo corpo verrà seppellito in una località segreta nella città di Misurata, noi non sapremo mai dove ne se sarà sepolto ma mi sento in dovere di rendergli omaggio con questa frase:

Le dittature non sono un problema se fanno il bene della gente.

Muhammar Gheddafi (Sirte 7 luglio 1942 – Sirte 20 ottobre 2011)

Tommy Primo Baffo
Resp. Anti Sistema dei Giovani Comunisti Torino 2.0

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