martedì 18 ottobre 2011

Torino, maestre precarie mandate via

Non scende il sindaco più apprezzato d’Italia ad ascoltare le ragioni di cinquanta tra maestre ed educatrici che manifestano nella piazza antistante il palazzo del Comune di Torino. Eppure sono rumorose e urlano a squarciagola le loro ragioni. Sono donne e sembrano vedove: vestite di nero da capo a piedi celebrano in piazza la morte delle scuole materne comunali, vittime dei tagli di bilancio e di una strisciante privatizzazione che procede inesorabile. Il Comune di Torino deve risparmiare, razionalizzare, tagliare i costi e tra le molte leve da utilizzare individua le educatrici precarie che operano in scuole materne e nidi della città. Destino vuole che la lotta di queste donne esploda nei giorni in cui dai giornali locali si apprende a quanto ammontano gli stipendi d’oro dei manager del settore pubblico. Uno di questi guadagna come dieci maestre.

Il Comune è invece intenzionato ad espellere buona parte del suo personale precario il prossimo ventidue dicembre, perché è questo l’inaccettabile spreco da sanare. Un accordo preso tra i sindacati confederali ed il Comune dà la possibilità a settantaquattro impiegati del settore amministrativo, in possesso di un titolo di studio minimo previsto dalla legge, di prendere il posto di maestre ed educatrici precarie. Il Nuovo Ulivo di Torino, che va dal centro moderato a Sel impone al suo personale precario la legge della giungla. Simona, Claudia, Tiziana, Laura, Deborah e molte altre dentro questo schema non vogliono stare e da alcuni mesi protestano. Senza ottenere risposte.

Serena è una giovane educatrice: “Sono qui perché mi aspetto che un sindaco di sinistra mantenga gli impegni presi in campagna elettorale. Fassino e la sua giunta quindi non devono compromettere la qualità dei servizi educativi né tagliare posti di lavoro, per il bene dei bimbi innanzitutto. Prendano le distanze dalle politiche del Pdl altrimenti sono complici e uguali.

Le loro storie sono tutte uguali, come il cartello nero che portano al collo, recante la fatidica data in cui verranno buttate fuori dalla loro vita, il prossimo ventidue dicembre. E oltre al dramma umano di chi rischia di perdere il posto di lavoro erompe anche il modello educativo che l’Assessorato pone alla base di tale scelta: la figura dell’educatore come un pezzo di ricambio, la cui funzionalità non è dipendente da un rapporto pedagogico con i bambini, bensì dalle esigenze di bilancio. E’ vero che i servizi educativi offerti, come raccontato dal sindaco Fassino, non vengono ridotti, ma semplicemente viene tagliato il personale ritenuto superfluo. In questa situazione, educatrici e maestre precarie hanno chiesto un incontro all’assessore Michela Pellerino, di Sinistra Ecologia e Libertà. In piazza si è presentato invece il consigliere Michele Curto, sempre di Sel, che con una interrogazione proverà a capire cosa possa fare per scongiurare il peggio. Una manovra tanto improbabile quanto spericolata: un consigliere di maggioranza, che tutti i giorni rinnova la fiducia a questa giunta, boccia la politica del suo assessore e compagno di partito e del suo sindaco.

Ma non basta. Perché sempre l’assessore di Sel sta portando avanti una strisciante privatizzazione degli asili, vecchio cavallo di battaglia di Sergio Chiamparino. L’idea è di far gestire alle fondazioni bancarie, ritenute buone e generose per dogma, i servizi educativi della città. Al Comune resterebbe un ruolo progettuale e di controllo. L’ideologia duramente neoliberista del Nuovo Ulivo si esercita così nella palestra di Torino, dove manifesta la sua volontà: l’uscita totale del settore pubblico dai servizi offerti ai cittadini. Dopo la lenzuolata di privatizzazioni annunciata la scorsa settimana (raccolta rifiuti e trasporti pubblici) ora viene il turno degli asili. Il tutto con grande vantaggio delle cooperative che vinceranno gli appalti per i vari servizi.

Dopo tre ore di presidio, dopo aver percorso in corteo funebre con tanto di bara orlata di fiori le vie della città, alcune educatrici vengono ricevute da funzionari dell’assessore che promettono un prossimo incontro. Del sindaco Fassino e dell’assessore Pellerino nessuna traccia, forse sono troppo intenti ad immaginare un futuro che ricordi la fine dell’ottocento.

Maurizio Pagliassotti

Fonte: Liberazione

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