sabato 24 settembre 2011

Al via il congresso di Rifondazione Comunista. Tema: l'Italia post-Berlusconi

di Stefano Galieni

Si è aperta ufficialmente ieri, con la convocazione del Comitato politico nazionale del Prc, la fase che porterà all'VIII° congresso del partito che avrà il suo esito finale dal 2 al 4 dicembre a Napoli. Un congresso importante, a 20 anni dalla nascita del Prc e in una fase fortemente critica per il paese, che dovrà portare a discutere del ruolo di Rifondazione comunista nel panorama politico italiano, dei suoi programmi e delle sue prospettive. Oggi verranno presentati i documenti politici su cui si articolerà la discussione, ieri si è invece ragionato soprattutto della fase, di alcuni importanti appuntamenti ravvicinati e si è approvato il regolamento congressuale. Nella relazione introduttiva il segretario Paolo Ferrero ha innanzitutto invitato a partecipare in massa domenica alla marcia Perugia Assisi, caratterizzandosi per il sostegno al riconoscimento dello stato di Palestina, confermando l'adesione alla campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani fino a quando per i due popoli non esisteranno pari condizioni. Ha poi parlato della crisi organica in atto nel centro destra, con il disfacimento e l' impresentabilità della maggioranza. «È saltato - secondo Ferrero - il blocco sociale che univa il populismo della borghesia mafiosa con gli interessi della Lega. Oramai in Italia ci sono situazioni diversificate, come se la penisola si estendesse dalla Baviera al Peloponneso. Tutti i poteri forti, da Confindustria ai grandi gruppi editoriali, esigono la cacciata di Berlusconi e la sua sostituzione con un governo guidato da un tecnocrate in grado di fare operazioni di ulteriori tagli senza doversi presentare agli elettori. Uno scenario che ha ben più che l'avallo del presidente della Repubblica e non trova opposizione nel Pd». Il Prc deve essere molto netto, nella pluralità di progetti politici in campo senza essere né timido né settario. Quindi sì alle mobilitazioni per la cacciata di Berlusconi, ma no a qualsiasi governo tecnico in quanto socialmente irresponsabile. Per Ferrero va accentuata la proposta di fronte democratico, che veda insieme centro sinistra e sinistra e vanno costruite e proposte le primarie di programma. Pochi punti nodali - la patrimoniale, le spese militari -, su cui non debbono esprimersi solo le forze politiche ma i cittadini e le cittadine, i movimenti, quelli che non votano più. Ha ribadito che non sussistono ad oggi le condizioni per una responsabilità di governo. Se dovesse invece nascere un governo di grandi intese, per Ferrero è necessario porsi radicalmente all'opposizione e dare una qualificazione sociale all'alternativa. Per questo, è importante la manifestazione del 15 ottobre, come passo importante per la costruzione di un movimento antiliberista, ampio e plurale, capace di contrastare non solo le destre italiane, ma anche le imposizioni europee e i dettami della Marcegaglia. Il 15 sarà anche la manifestazione del Prc, una mobilitazione che deve nascere e strutturarsi nei territori nella molteplicità dei soggetti che vi partecipano per un movimento che non deve finire sfigurato nelle competizioni elettorali come è già accaduto ma che deve costituirsi in autonomia dal governo, in tal senso è stata rilanciata la proposta della costituente dei beni comuni. Ferrero ha anche affrontato il nodo della realizzazione di una sinistra di alternativa e, commentando quanto sta accadendo all'interno della FdS, ha chiosato dicendo che il punto di partenza deve essere la Federazione, nelle sue diverse anime. Questo partendo dal fatto che si tratta di un primo passo ancora insufficiente, che occorre un allargamento e una sua democratizzazione. A dire che aggregare la sinistra fuori dal "nuovo ulivo" non è solo una proposta sociale. Parlando della crisi il segretario si è soffermato sulla validità delle analisi fatte a suo tempo, e, nel mentre che il Paese si avvicina alla Grecia, ragionare di giustizia sociale e di diverso modello di sviluppo non sono elementi in contrapposizione. A chi, anche basandosi su un senso comune di massa, parla di uscita dall'euro secondo Ferrero bisogna rispondere che non si deve volere il disfacimento dell'Europa ma un suo radicale cambiamento, altrimenti che non si paghi il debito. Il legame con l'Europa è considerato necessario anche per la costruzione di una sinistra europea. E parlando delle cose da fare Ferrero ha chiuso la sua relazione indicando la necessità di caratterizzare la presenza di Rifondazione:
«Dobbiamo essere quelli che sono contro la Lega, quelli della patrimoniale e contro il capitalismo finanziario. Dobbiamo saper dire cosa vogliono i comunisti, saper spiegare la crisi, far capire come questa sia costituente».
Prima della approvazione del regolamento ci sono stati alcuni interventi sulla relazione. Nicotra, è intervenuto soprattutto sulla manifestazione del 15 ottobre, raccontando del coordinamento che si è costituito per realizzarla, ampio ed inclusivo ma con una piattaforma stringata densa e molto radicale. «È però fondamentale - ha precisato - che questa non abbia l'effetto placebo da manifestazione salvifica ma che cementi un processo che porti verso obbiettivi di portata europea». Secondo Nicotra, il coordinamento si allargherà se si sarà capaci di avere attenzione verso pezzi di mondo cattolico - si pensi all'appello di Zanotelli e a quello di Gesualdi - sia a parti di sindacato, ma non certo ai partiti della sinistra moderata che non accettano attacchi alla Bce. Ha poi proposto come titolo del congresso di dicembre la frase dell'Internazionale di Fortini "Un'altra umanità" e come sottotitolo, "Costruire l'alternativa alla dittatura del mercato". Gracchelli, lavoratrice delle poste ha espresso critiche rispetto alla necessità di spiegare la crisi a lavoratori incazzati che invece debbono porsi a capo delle lotte, contro soluzioni da architettura politicista. Ponendo l'accento sul rischio che anche un governo di centro sinistra privatizzi Banco Posta, unica fonte di liquidità e di gestione del risparmio privato, la compagna ha invece considerato come estremamente importante l'idea della costituente dei beni comuni, come portatrice di nuovi concetti culturali. Valentini si è dichiarato quasi totalmente d'accordo con la relazione ma ha espresso dissenso rispetto ai risultati finora ottenuti con l'esperienza federativa, da ripensare come soggetto unitario, plurale e anticapitalista e parlando invece delle primarie di programma, ha parlato di rischio di velleitarismo e della necessità di verificare l'esistenza di una assunzione di responsabilità anche di governo. Per Leoni, i problemi della Federazione sono provocati anche dalle resistenze interne al Prc, a suo avviso anche per timore dell'allargamento e anche se considera importante spiegare la crisi, ritiene utile spiegare come uscire da questa. Nel suo intervento ha, tra l'altro, rimesso in discussione il tema dell'unità dei comunisti visto spesso come un tabù. Giardiello ha criticato la relazione per l'approccio a suo dire keynesiano laddove non c'è posto per simili soluzioni, evidenziando come i soldi ci sono in mano a poche persone ma non sono a disposizione degli stati a meno che non si metta in discussione la politica del debito. Giardiello ha riaffermato le critiche all'accordo del 28 giugno della Cgil su cui a suo avviso la federazione non ha avuto modo di esprimersi. Per Menapace - che domenica parlerà dal palco ad Assisi come rappresentante dell'Anpi - l'analisi sulla crisi è invece corretta. Ha parlato di una crisi finale in cui non ci sono più margini per la socialdemocrazia. Condivide le primarie di programma perché non alludono al leaderismo, non si riconosce nell'utilizzo ormai abusato del termine "beni comuni" e critica l'assenza nei testi finora prodotti di ogni riferimento al patriarcato, rimarcando come le donne, la maggioranza in ogni paese, siano ora il nuovo proletariato. Rocchi in conclusione ha criticato Giardiello (la manovra non serve a battere la speculazione e per fronteggiare la crisi servono anche Keynes e la patrimoniale) e Valentini perché non ha trovato chiarezza nei propositi che ha espresso. Alla fine si è approvato il regolamento con 5 astensioni.

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