martedì 20 settembre 2011

VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI. SETTE DOMANDE A ELEONORA ARTESIO

Eleonora Artesio, consigliera regionale della Federazione della Sinistra, e' nata il 29 luglio 1954 a Torino, insegnante elementare, e' entrata nel 1975 in Consiglio comunale a Torino con la prima Giunta Novelli, risultando tra i piu' giovani consiglieri eletti. Nel 1977 e' stata nominata consigliera delegata alla Gioventu'. Dal 1980 fino al giugno del 1985 e' stata assessore all'Istruzione nella seconda Giunta Novelli. In seguito e' stata eletta in Consiglio comunale tra i banchi dell'opposizione, dove e' rimasta fino al 1997, prima con il Pci poi con il Prc, come membro delle Commissioni consiliari Cultura, istruzione e assistenza. Nel 1997 e' stata candidata a sindaco di Torino per il Prc e, dopo il secondo turno elettorale in apparentamento, e' stata assessore nella Giunta Castellani con le deleghe alle Periferie, Decentramento e Politiche giovanili. Dal 2001 al 2006 e' stata presidente della Circoscrizione 6 di Torino. Nel 2004 e' stata nominata assessore alle Politiche di solidarieta' della Provincia di Torino. Dal 2007 al marzo 2010 e' stata assessore regionale alla Sanita'. Nel 2010 e' stata eletta per la prima volta in Consiglio regionale. Si veda anche il sito https://eleonorartesio.wordpress.com/about/]

Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
La visibilita' della marcia nella sua plurale partecipazione di singoli, di organizzazioni e di istituzioni e' stata ed e' importante perche' iscrive obbligatoriamente nell'agenda pubblica il tema e lo presenta come un principio di responsabilita', oltre il moto individuale o la cultura personale, quindi lo nomina come fatto politico.


E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
Questa edizione e' attraversata dall'acuirsi di drammi antichi, come la condizione di poverta' e di carestia cui non e' estraneo l'esercizio della violenza nei rapporti tra gli Stati, e da situazioni inedite, come i rischi di instabilita' dell'Occidente e del nostro Paese. Nel momento dei sacrifici il tema dei valori di riferimento con i quali si compiono le scelte diventa cruciale.

Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
La marcia e' significativa proprio per questo: lo stato dell'arte sembra essere un ovvio riconoscimento, come se la nonviolenza fosse la consuetudine nei rapporti tra gli individui e nelle relazioni tra le organizzazioni; oppure sembra essere una disposizione contemplativa di alcuni, per sensibilita' culturale o per attitudine religiosa. Il fatto che la nonviolenza sia un principio politico, cioe' regoli o meno la scena pubblica, non e' cosi' scontato: ad esempio e' condivisibile ed essenziale il richiamo del Presidente della Repubblica alla coesione sociale, ma questa non puo' praticarsi se non con la rinuncia a rapporti di sopraffazione e con invece la disponibilita' all'ascolto e alla relazione.

Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
Un ruolo essenziale consiste nel rifondare pubblicamente l'attualita', la necessita' e la possibilita' della nonviolenza; il che significa ragionare sui fatti concreti della nostra comune condizione con questa ottica, esplicitandolo ma anche pragmaticamente facendo conoscere esperienze.

Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
Cito due esempi di comportamenti individuali assunti pero' nell'ambito di battaglie pubbliche strutturali: il primo, nell'alveo del movimento No-Tav, il comportamento di Turi Vaccaro che a conclusione di un lungo digiuno e' salito su un albero per fermare i lavori, il secondo - rilevante sulla scena mondiale - il pacifista indiano Anna Hazare che da mesi testimonia contro la corruzione del Paese.

Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
Sulla promozione di una reale politica di pace, attraverso il concorso al movimento di opinione per il ritiro delle truppe dalle missioni cosiddette "di pace" e per contrastare il costante rifinanziamento degli armamenti, a cominciare dall'obiezione all'investimento su Cameri per gli F-35.

Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
La nonviolenza e' un percorso di tensione e di comportamento, ma non e' una strada che si puo' percorrere da soli perche' la dimensione in cui si esercita e' quella della relazione. Da donna comincerei dall'educazione al rispetto tra i generi.
 

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