mercoledì 21 settembre 2011

SE CADE BERLUSCONI: NUOVO GOVERNO O ELEZIONI ANTICIPATE ?

Ormai il fronte berlusconiano sta franando, il fatto che Confindustria, le agenzie di raiting, la Merkel, stiano portando colpi durissimi al governo sta aprendo delle breccie fra i sostenitori di Berlusconi, anche fra coloro considerati più fedeli.
Io non credo che ormai il governo durerà molto. Stavolta siamo alle battute finali. A me non interessa ora discutere perché, quali interessi abbiano i poteri forti italiani e internazionali nel volersi sbarazzare di Berlusconi. Mi sembra evidente che lo considerano ormai non credibile per produrre una politica di duri sacrifici per la popolazione, senza spaccare verticalmente il Paese. Ciò che mi interessa capire, perché da ciò dipendono tante cose per la sinistra e i comunisti, è se si andrà ad un nuovo governo (tecnico e/o delle larghe intese) oppure alle elezioni anticipate.

Anche dalle defezioni che il governo comincia ad avere al suo interno e soprattutto dalle intenzioni che hanno i poteri forti come Confindustra, io credo che non si andrà ad elezioni anticipate e si andrà invece ad un nuovo governo tentando una operazione chirurgica di estrarre il bubbone di Berlusconi, mantenendo quanto possibile della vecchia maggioranza, costruendo il nuovo governo mettendo assieme la vecchia maggioranza senza Berlusconi e le opposizioni democratiche e costruttive (cioè Terzo Polo e Pd). Questo per avere un governo quanto più centrista, col Pd in posizione quanto più subalterna. Perché i poteri forti italiani e internazionali hanno bisogno di tempo, almeno di un anno di governo moderato per costruire una nuova leadeship moderata, centrista e assolutamente affidabile e senza sbavature per vincere le elezioni del 2013 e poter poi fare con tranquillità, con un ampio coinvolgimento politico, senza lo scontro che generava il personaggio Berlusconi non più credibile, e con la concertazione sindacale, le politiche iperliberiste e antipopolari che servono per affrontare la crisi facendola pagare ai lavoratori e al popolo.
Se è così, la domanda che per noi si pone è: che farà Sel ? Io non credo che possa appoggiare un simile governo e quindi si dovrà porre finalmente il problema di costruire una sinistra ampia di opposizione politica e sociale in stretto raccordo con i pezzi di sindacalismo di classe, la Fiom, la sinistra Cgil e i sindacati di base, abbandonando l’idea sbagliata di ricostruire o rifondare il centro-sinistra.
Se dunque si va, come credo più probabile, ad un governo tecnico e/o di larghe intese, si determina paradossalmente e finalmente la situazione migliore per unire tutta la sinistra a sinistra del Pd e per unirla non su governismi fuori dal mondo ma sulla costruzione dell’opposizione politica e sociale contro la crisi (e le guerre).
Io penso che noi comunisti, comunque collocati, non solo non dobbiamo avere alcuna riserva su un processo del genere, ma anzi dobbiamo essere i protagonisti principali della costruzione di questa ampia sinistra unita, da Sel fino ai raggruppamenti anticapitalisti alla nostra sinistra disponibili, passando per la Fds, senza discriminazione alcuna, anzi battendoci affinchè vengano superati vecchi rancori e risentimenti. Si tratterà di costruire un movimento unitario, una organizzazione, una aggregazione di sinistra che sia contemporaneamente quanto più coordinata e unita ma anche quanto più rispettosa delle diverse identità e autonomie delle singole organizzazioni che ne faranno parte. Quindi non un nuovo partito, ma meglio sarebbe un aggregato politico-sociale con la presenza di partiti, componenti sindacali, movimenti, e con una diramazione territoriale simile a quella dei Social Forum del movimento No global, per favorire il protagonismo dal basso. All’interno di questa nuova, ampia sinistra ci porremo da comunisti il problema di come unirci e coordinarci su alcuni punti comuni specifici più avanzati (per esempio il No alla Nato e alla Unione Europea, l’anticapitalismo e l’antimperialismo, la lotta per costruire un sindacalismo di classe unito e coordinato fra Fiom, sinistra Cgil e sindacati di base) su cui tentare con grande spirito unitario, senza saccenze e settarismi, di portare l’insieme della sinistra.

Se si ritrova il cammino dell’unità della sinistra e dei comunisti, nella lotta e nell’opposizione alla crisi e alle guerre, nella indipendenza dai due schieramenti di centro-destra e di centro-sinistra non a caso uniti nello stesso governo, ci sono tutte le condizioni per suscitare nuova passione militante, per ricostruire un rapporto di fiducia col popolo di sinistra, per crescere elettoralmente in modo consistente, per guardare con meno pessimismo al futuro della situazione italiana.
Leonardo Masella, 21 settembre 2011

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