sabato 17 settembre 2011

USCIRE DALL'EURO, DALLA UE E DALLA NATO SI PUO'.

La manovra economica ha riportato all’ordine del giorno politico la crisi e assieme a ciò il dibattito sulla Ue e sull’Euro.

Io sostengo che l’unico modo per non morire dentro la crisi catastrofica dell’Euro, del dollaro, della Ue e degli Usa è:
1) uscire dalla Ue e dalla Nato;
2) non riconoscere e non pagare il debito, che è frutto della speculazione e delle ruberie delle classi dominanti, inefficienti e corrotte (sapete che il debito dell'Italia è di 1800 miliardi di euro ? quante manovre da 70 miliardi ci vorranno ?);
3) nazionalizzare le banche e le grandi imprese strategiche, mettendo fine alla ideologia e alla prassi delle privatizzazioni, nell’applicazione degli articoli 41, 42 e 43 della Costituzione;
4) mettere fine al liberismo e al federalismo e dare forza invece allo Stato centrale per dirigere l'economia attraverso un piano di rilancio industriale ed economico del Paese orientato ad un export di qualità rivolto ai miliardi di persone dei paesi emergenti e del Brics;
5) stabilire con i Brics e con altri paesi emergenti dell’Asia, dell’Africa, dell’America Latina un rapporto strategico non imperialistico ma di cooperazione paritaria, mettendo fine, assieme alla partecipazione alla Nato, alle guerre all’estero, nel rispetto e nell’applicazione dell’articolo 11 della Costituzione;
6) coinvolgere e mobilitare i lavoratori e il popolo in questo piano di uscita dall’Euro e dalla crisi, ristabilendo un rapporto di fiducia fra politica e società, con misure immediate che colpiscano i privilegi, la rendita, i grandi patrimoni e redistribuiscano la ricchezza, anche parzialmente, sul potere d’acquisto dei salari.

Nella sinistra comunista e di alternativa vi sono sostanzialmente e schematicamente due tesi, assieme a tanta confusione. Entrambe le posizioni sostengono che si tratta di una crisi strutturale del capitalismo mondiale ma divergono nelle soluzioni.
La prima posizione sostiene sostanzialmente che per risolvere la crisi c’è solo un modo: il socialismo. Immediatamente dopo però i sostenitori di questa soluzione si dividono in due tronconi: chi perciò rinvia la soluzione alle calende greche e arriva persino a sostenere l’Euro e la Ue da chi ne vorrebbe uscire (e quindi il socialismo è solo una fraseologia rivoluzionaria per nascondere un moderatismo politico), e chi pensa che ci si debba soltanto preparare al momento del crollo del capitalismo per prendere il potere e instaurare il socialismo.
La seconda posizione ruota attorno a soluzioni più o meno radicali (l’Euro Sud, non pagare il debito) senza però proporre l’uscita dall’Euro e dalla Ue.
La cosa sconcertante è che anche chi ha contestato per anni l’Europa di Maastricht, chi ha votato contro la Costituzione europea, chi pensa e dice che si debba addirittura superare il capitalismo (altro che Euro !), oggi di fronte agli effetti catastrofici dell’Euro, di fronte ad una crisi che è un pozzo senza fondo, di fronte all’impotenza degli Stati più deboli a difendersi dalla speculazione dei veri poteri forti sovranazionali, di fronte al fatto positivo che finalmente in Italia comincia a intaccarsi la mitologia dell'Europa unita e il dogma dell'appartenenza all'Euro e alla Ue ed anche economisti onesti di valore cominciano a interrogarsi e a pensare ad una uscita dall’Euro, si mette a difendere – proprio ora – l’appartenenza all’Euro e alla Ue. Misteri della fede !
Io non sono un economista e quindi ho sempre molti dubbi su una materia come questa. Tuttavia a me pare da tutti gli indicatori che questa dell’Euro e della Ue sia una crisi infinita, strutturale (questa sì strutturale, prima ancora del capitalismo come sistema di produzione e di scambio), anche perché non è solo una crisi dell’Euro e della Ue, ma è una crisi anche degli Usa e del dollaro.
Tuttavia io non penso che sia una crisi del sistema capitalistico e per questo sono entrambe sbagliate le due posizioni di cui parlavo all’inizio. Questo errore deriva dalla scarsissima conoscenza che si ha del mondo al di fuori degli Usa e della Ue come se il mondo fosse solo l’occidente. Al di fuori di Usa e Ue ci sono paesi come quelli del Brics e in particolare Russia, India, Brasile, Sudafrica che sono senza dubbio paesi capitalistici. Se l’attuale crisi fosse una crisi mondiale del sistema capitalistico anche i paesi del Brics sarebbero in crisi e invece sono in crescita economica.
Per questo una alternativa economica alla presenza nell’Euro in crisi c’è, senza aspettare né il crollo del capitalismo e il socialismo delle calende greche né il crollo definitivo dell’Euro sotto le cui macerie rimanere.
Questa è una domanda che molti si pongono. Ma se usciamo dall’Euro e torniamo alla lira non sarà peggio ?
Se si supera finalmente il dogma quasi religioso dell’Euro che impera nella sinistra italiana e si affronta l’argomento con vero realismo, si dovrebbe almeno riconoscere che vi sono paesi europei che non fanno parte nè dell’Euro, nè della Ue, ma non per questo godono di cattiva salute economica: come ad esempio la Norvegia, ma anche altri. Inoltre oggi, diversamente da ieri, un paese europeo in crisi che dovesse rafforzare le proprie relazioni economiche coi Brics (Paesi in fortissima ascesa) potrebbe trovare più lì condizioni favorevoli di soluzione della crisi che non restando vincolato al carro UE (e Nato) e alla sua politica restrittiva, di stagnazione o recessione, violentemente anti-sociale, e anche di guerra.
In Cina, in Russia, in India, Iran, Turchia, Brasile, nei paesi arabi del Mediterraneo, stanno crescendo economie forti, con un capitalismo non finanziario ma industriale, manifatturiero, non lasciato alla totale libertà di impresa ma fortemente controllato dagli Stati che dirigono l’economia. Crescono assieme a ciò in questi paesi miliardi di nuovi cittadini, che si affacciano al mondo ed anche al nostro Paese, con buoni redditi, a cui esportare prodotti di qualità, cosa che ovviamente si può fare con la piena indipendenza, non sotto i diktat economici delle banche europee e sotto il comando militare Usa, Gb e francese della Nato che ci hanno cacciati dalla Libia ed hanno ridotto la partecipazione Eni nel gasdotto russo South Stream al 20% per far posto alla Francia. Miliardi di persone (dei Brics) economicamente non più poveri per cui rappresentare uno dei paesi turisticamente più belli del mediterraneo e d'Europa. Ma per fare ciò ci vogliono banche pubbliche e non private, settori strategici (energia, trasporti, telecomunicazioni) pubblici, uno Stato che determini l'indirizzo economico del paese, che dica alle imprese cosa produrre e come produrre (non che si faccia dire dalle imprese cosa fare), che espropri e nazionalizzi quelle imprese indisponibili alla programmazione per uscire dalla crisi (secondo gli articoli 41, 42 e 43 della Costituzione che già c'è), che accresca la produzione di qualità nei settori per l'export di interesse per i miliardi di nuovi clienti cinesi, russi, indiani, turchi, iraniani, eccetera. Servirebbe una programmazione industriale e turistica, nelle infrastrutture, nei trasporti. Per esempio piuttosto che lo scempio economico e paesaggistico della Tav in Val di Susa, un sistema ferroviario e aereoportuale per il Mezzogiorno, il cui stato disastroso è da anni una delle cause della impossibilità a sfruttare nel mondo le sue straordinarie bellezze naturali e il suo enorme patrimonio culturale e storico. Per questo serve una scuola pubblica ed una università all’altezza, non l’attuale sfascio. Per questo serve un coinvolgimento democratico dei lavoratori e del popolo, proprio il contrario dell’attuale stato di abbandono, di sfiducia e di disgusto per la politica.
Dovremmo fare, ovviamente in tutta un'altra situazione dell’Italia e del mondo, quello che non potemmo fare dopo la seconda guerra mondiale, con le forze sanamente patrottiche e democratiche della Resistenza che si dotarono di una Costituzione adeguata a poter dirigere l'economia e portare il Paese fuori dalla crisi, cosa che fu repressa dalla adesione alla Nato e dalla totale sudditanza agli Usa e ai suoi interessi (vedi il caso Mattei).
Questo non sarebbe socialismo, ma sarebbe un bel passo in avanti, e comunque sarebbe, secondo me, l'unico modo per uscire dalla crisi irreversibilmente catastrofica dell'Euro, della Ue, degli Usa ed anche dalla guerra permanente collegata strettamente alla crisi del capitalismo liberista e finanziario e al declino irreversibile dell'occidente.

Leonardo Masella, 17 settembre 2011.

Nessun commento:

Posta un commento