mercoledì 21 settembre 2011

Rosi Bindi contro i comunisti nel Nuovo Ulivo

"Ferrero e Diliberto fuori del nostro Ulivo" di Tommaso Labate su il Riformista

Rosy Bindi lo dice chiaro e tondo: «Il progetto del Nuovo Ulivo non prevede né Ferrero né Diliberto».
Il presidente dell'Assemblea nazionale del Pd, intervistata dal Riformista, risponde alle osservazioni che Sergio Chiamparino e Nichi Vendola hanno rivolto all'idea neo-ulivista che sta a cuore alla maggioranza del partito.

«Assomiglia troppo all'Unione», dice Chiamparino.
A questo punto dobbiamo dare delle risposte. Non solo a chi tira fuori queste falsità, a chi disegna la nostra caricatura al solo scopo di marcare le proprie distinzioni. L'idea dell'Ulivo evoca una stagione in cui non solo mobilitammo quei milioni di elettori che ci consentirono di andare al governo. Ricordo a tutti che, all'epoca del primo Prodi, centinaia di migliaia di cittadini si costituirono in comitati per lavorare a quell'impresa. Fu una stagione politica innovativa, altro che Unione.

E l'idea di allearsi con Diliberto e Ferrero?
Non esiste l'ipotesi di averli al nostro fianco per la costruzione di un'alleanza di governo. Ma allo stesso tempo, vorrei ricordarlo sia a Vendola che a Chiamparino, il bipolarismo impone non solo la costruzione di un'alleanza omogenea e il più larga possibile. C'è di più: dobbiamo fare in modo che tutti quelli che stanno nella nostra metà del campo siano utili e non nocivi per la vittoria.

Detto in soldoni, quali partiti immagina all'interno del Nuovo Ulivo?
Sicuramente il Pd, l'Italia dei valori, Sinistra e libertà, quindi Verdi e Socialisti. Come vede, nell'elenco, non ho inserito Rifondazione Comunista. Però dobbiamo stare attenti: alle elezioni si gioca per vincere, per cui non possiamo trascurare le tattiche elettorali. Guardi le ultime regionali, In Piemonte, dove abbiamo fatto gli schizzinosi, abbiamo perso. In Liguria, dove siamo riusciti a neutralizzare Grillo senza esserci alleati con lui, ce l'abbiamo fatta.

Nel frattempo Chiamparino ha smentito il ticket. E Vendola, intervistato dal Mattino, ha paragonato il Nuovo Ulivo a un patto tra mediocri.
Sulle promesse di Chiamparino staremo a vedere. Quello di Vendola, invece, è un insulto. Nichi ci ha chiesto le primarie e noi gli abbiamo detto che le facciamo. Ora però lui non può annunciare la sua discesa in campo e poi non avere rispetto per quello che propongono gli alleati. Non vorrei che dietro la richiesta di primarie, arrivata nel momento in cui c'è ancora un governo in carica, si nasconda la volontà di dettare l'agenda al Pd per cambiare il volto del centrosinistra.

Dica la verità, onorevole. Lei non ha mai pensato di candidarsi per la premiership alle prossime primarie?
Leggo che Chiamparino vuole il cambio della norma dello statuto secondo cui il segretario è il candidato premier del Pd. Ma Bersani si candida a prescindere da quella norma. E io lo sosterrò perché, più di altri, ha il profilo dell'uomo di governo. Se poi Pier Luigi non dovesse scendere in campo, cosa che io non mi auguro, dovrebbe riformulare la domanda.

Dentro il Pd c'è chi pensa che, dietro le polemiche sulla contestazione a Bonanni, ci sia la volontà di mettere in un angolo il partito. Lei è d'accordo?
Anche il Pd è stato vittima di questa intimidazione.

«Aggressione costruita a tavolino», ha detto ieri il leader della Cisl.
Ripeto: il prezzo di quanto è accaduto alla nostra festa lo stiamo pagando anche noi. Per quanto mi riguarda, e mi riferisco alle accuse della maggioranza, non accetto lezioni che arrivano da coloro che stavano preparando la contestazione a Mirabello ai danni di Fini. Né va dimenticato che le forze politiche fondative del Pd sono quelle che hanno pagato i prezzi più alti negli anni in cui si faceva ricorso alla violenza politica e al terrorismo.

Le sue previsioni sulla durata del governo?
Non ci sarà il voto in autunno, ormai. Al contrario, ci sarà un governo autunnale. In ogni caso la maggioranza non c'è più. Per questo dobbiamo stare comunque pronti. Cercando di costruire l'alternativa e facendo un'opposizione molto forte. Naturalmente noi, che siamo rispettosi delle prerogative del Presidente della Repubblica, non possiamo immaginare scenari alternativi. La parola a un certo punto passerà al Quirinale.

Lo spettro di un governo Tremonti è ancora all'orizzonte?
Se voglio e possono, che facciano pure.

Anche dentro il suo partito c'è chi potrebbe...
Su questo il partito non ha ancora stabilito una linea ufficiale perché, ovviamente, non ce n'è alcun bisogno. Fatta questa premessa, io rimango contraria all'ipotesi di dare il sostegno a qualsiasi esecutivo guidato dal ministro dell'Economia.


Fonte: Il Riformista

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