martedì 29 novembre 2011

DIBATTITO FIAT, E’ TEMPO DI UN’ALLEANZA PER IL LAVORO – PER L’AZIENDA I LAVORATORI E LA CITTA’ SONO VARIABILI INDIPENDENTI DAL PIANO INDUSTRIALE

Il Consiglio comunale aperto sul caso Fiat rende merito alla responsabilità delle istituzioni pubbliche che vogliono impegnarsi sulle prospettive di sviluppo del proprio territorio e che devono, in momenti sempre più difficili, rappresentare le insicurezze verso il futuro e il disagio attuale e concreto delle proprie popolazioni.

Non si può riconoscere altrettanta responsabilità alla Fiat che, nonostante l’accezione Torino del proprio acronimo, si è volutamente e assertivamente sottratta ad ogni rassicurazione e a ogni anticipazione delle previsioni del proprio piano industriale.

Come Marchionne ha tenuto a precisare più volte che Fabbrica Italia non è un contratto con il Paese, ma un piano dell’azienda quindi non concertabile con il sistema dei poteri pubblici, così oggi il rappresentante delle relazioni esterne Dr. Rebaudengo ha sottolineato che la presenza al dibattito è solamente atto di irripetibile cortesia.

Le prospettive imprenditoriali, quindi, sono state illustrate certo come dipendenti dai processi di finanziarizzazione e globalizzazione, certo come correlati con il clima delle relazioni sindacali, ma altrettanto indifferenti rispetto alle aspettative di coesione sociale del nostro territorio: l’unica variabile indipendente per Fiat risulta proprio il futuro dei lavoratori e della città e della regione in cui non solo l’impresa è nata ed è cresciuta, ma da cui ha ricevuto molto per il lavoro dei propri dipendenti e per le facilitazioni e agevolazioni consentite dagli enti locali.

Paradossalmente le tradizionali politiche di sostegno e di accompagnamento che le istituzioni pubbliche attivano per l’occupazione e per gli aiuti alle imprese, anche ai fini di scongiurare delocalizzazioni, non si sono potute delineare nell’incontro odierno in conseguenza dell’atteggiamento da “mani libere” che Fiat ha premesso.

Sarà probabilmente più una questione di stile – esplicitamente insofferente verso l’autorità delle assemblee elettive – che una reale indisponibilità a discuterne, stanti invece i precedenti, buon ultimo TNE e l’area Mirafiori, cui invece Fiat ha attinto a piene mani.

E’ evidente ormai che le istituzioni non possono illudersi di trovare le forme migliori (suadenti? diplomatiche?) per cercare un dialogo cui l’interlocutore vuole sottrarsi, fintanto che gli converrà.

E’ indispensabile uscire da questa solitudine, ora delle organizzazioni sindacali ora delle istituzioni locali, che alternativamente o congiuntamente chiedono a Fiat di rispettare gli accordi, per aprire una stagione di alleanze: il rischio dei lavoratori Fiat non è solo delle loro famiglie, ma si riverbera sui lavoratori dell’indotto, si riflette sugli stili di vita e dei consumi quindi sull’economia della città.

Come un anno fa il 12 gennaio quando una calorosa fiaccolata attraversava la città e coinvolgeva tutti i cittadini è tempo di un alleanza per il lavoro, con le imprese, con le categorie economiche, con il sistema finanziario, con i soggetti sociali. E Fiat non potrà prescindervi.

Fonte: Eleonora Artesio

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