Dmitrij Palagi, Responsabile Esteri GC Toscana
La retorica è un’arte, può risultare nauseante. Lo è nel caso dell’uccisione di Gheddafi.
Si è bombardato intere nazioni in nome della democrazia da esportare, della libertà, spesso citando parole a caso e paragonando concetti indefiniti come fossero prodotti agricoli tipici.
Si è applaudito alla guerra civile libica da più parti, anche in ambienti pacifisti. La frustrazione di una situazione italiana complicata porta a esaltare o condannare quello che succede fuori dalle proprie mura con estrema facilità.
Si è parlato dei ribelli come degli eroi di Guerre Stellari. Si resta indifferenti davanti al Bahrein e si ignora l’ombra NATO che si sta allungando sulla Siria. Quello che conta è il circo mediatico e allora lasciamo perdere il rifiuto della pena di morte: è un lusso, qualcosa di astratto, sicuramente meno importante di parole ormai vuote come democrazia e libertà di dissentire.
Un unico pensiero verrà comunicato, faranno paragoni con la Resistenza italiana, diranno che la sinistra e i comunisti hanno impiccato Mussolini, quindi non si possono mettere a condannare certi atti. Siamo convinti che le armi della NATO non siano un elemento paragonabile ai partigiani sulle montagne e che una guerra civile non abbia niente a che vedere con la storia d’Italia (altrimenti saremmo complici delle ricostruzioni di Amato, Fini e Berlusconi sul 25 aprile).
Lo schifo per la retorica per noi è completamente giustificato. Speriamo che la razionalità torni ad essere l’unico strumento con cui giudicare gli eventi e l’autodeterminazione dei popoli l’unico principio di chi si professa nemico dell’imperialismo.
Fonte: Giovani Comunisti Toscana
Sono daccordo su un concetto: la democrazia non si esporta, tantomeno con le armi. La democrazia si raggiunge con le proprie forze e convinzioni, chiunque pretende di imporla con le armi e di essere dalla parte della ragione sbaglia e si comporta da imperialista.
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