Sempre più allarmante la situazione degli sfratti nella Torino “città modello” per l’assistenza.
L’amministrazione comunale cerca di rifarsi il trucco attraverso slogan del tutto inappropriati e falsi, come “inclusione, qualità e impegno sociale”. Tante belle parole che rimangono sulla carta ma che nella vita reale esprimono esattamente il contrario. Sappiamo benissimo che ad ogni cambio di poltrona, l’unica cosa che conta veramente per qualsiasi politico di qualsiasi schieramento, seguono dichiarazioni propagandistiche costruite per creare un immaginario che appunto rimangono tali, perché solo d’immagine si parla e null’altro.
Infatti questa immagine, che fra l’altro costa alla comunità non poco visto anche il dispendio di soldi pubblici fra manifesti e comizi, viene sfatata dalla dura realtà che ogni giorno si è costretti a vivere: precarietà, assenza di reddito, tagli, perdita della casa. La totale indifferenza che l’amministrazione riserva verso questa emergenza sociale di impoverimento crescente è a dir poco vergognosa e al contempo non ci meraviglia perché mai abbiamo creduto nelle istituzioni e nella casta politica capace solo di difendere i propri privilegi.
Basta sfogliare i giornali o meglio ancora guardarsi intorno per capire quanto menzognere siano le parole dei politici nostrani: famiglie sfrattate e abbandonate a se stesse, costrette a vivere in macchina (in alcuni casi anche a morirci..), in cantina o sulle panchine, pensionati costretti a rovistare nell’immondizia per cercarsi del cibo, visto che la misera pensione, quando questa c’è’, è appena sufficiente a pagare il caro affitto…e questi sono solo alcuni esempi..
Un articolo di qualche giorno fa comparso su “La Stampa” dava alcuni dati sull’aumento degli sfratti a Torino: “Dieci anni fa 1.400 sfratti per morosità, poi si è saliti a 1.500, 1.600, 1.900. Quindi l’esplosione: in un solo anno, tra il 2009 e il 2010, si è passati da 1.986 a 2.772. Un balzo cui nessuno ha saputo tenere testa: più 39,5 per cento.”
“Nel 2006, 1.622 famiglie sono state sfrattate perché morose. Nel 2010 – dati non ancora definitivi – l’asticella è salita a 2.772. Più 70 per cento in cinque anni. E le stime sul 2011 non lasciano speranze: sarà ancora peggio. Nello stesso arco di tempo si è dimezzato il numero di sfratti per finita locazione: da 465 a 238.”
Quindi la domanda nasce spontanea: ma il comune cosa fa di fronte a questo crescente disagio?
Vende patrimonio pubblico (caserme, palazzi, terreni) per ingrossare le casse comunali ma che non redistribuisce in termini di ricchezza sociale sul territorio.
Perché invece di vendere il patrimonio pubblico, il comune non adibisce queste strutture ad un uso sociale, investendo nella possibilità di poter far ripartire l’ edilizia popolare (lasciata ai privati, i quali speculano facendo grandi affari sull’acquisto/sottrazione del patrimonio pubblico) rispondendo, cosi facendo, all’emergenza abitativa?
D fronte all’impoverimento sociale, i dati sopra ne sono la cartina tornasole, parlare di Torino come “città modello” per l’assistenza è quanto mai lontana dalla realtà…
Fonte: Prendo Casa Torino
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