lunedì 10 ottobre 2011

Contro il sistema capitalista: unità dei comunisti

"Cari compagni, personalmente ho accolto con piacere l’invito al vostro Congresso, soprattutto per la grande occasione di dibattito e confronto che offre su un grande tema: l’unità dei comunisti. Un tema molto delicato e che meriterebbe una discussione più ampia di quella che possiamo permetterci nella giornata di oggi. La prima domanda cui dobbiamo rispondere è: perché oggi, nel 2011, è necessaria, forse più che mai, l’unità dei comunisti? La risposta è molto semplice. Stiamo vivendo la più grande crisi che il capitalismo abbia mai visto. 

 Il mondo è scosso da tensioni di carattere interno ai vari Stati, ma anche di carattere “esterno”, se così si può dire. Tensioni di carattere militare, per intenderci. Siamo, insomma, ad un punto di svolta. Come la storia ci insegna è proprio in questi momenti di crisi profonda che la borghesia imperialista fa vedere il suo lato più repressivo ed assassino, è in questi momenti che sorgono le dittature fasciste e di classe e scoppiano le guerre. In questo contesto ben si può capire la necessità dell’unione dei comunisti, poiché solo questa condizione potrà porre freno al processo in corso e rovesciare il sistema capitalista e dando vita al socialismo, prima fase verso il comunismo. Ora sorge però una seconda domanda: come fare questa unità? Per rispondere a questo interrogativo bisogna prima porsi un altro quesito: come si è arrivati a questa condizione disastrosa? Come si è arrivati alla frammentazione estrema del movimento comunista italiano? Gli intellettualoidi borghesi vogliono farci credere che tutto sia una conseguenza della caduta del Muro di Berlino che, insomma, crollato il blocco sovietico sia crollato il socialismo e sia naturale la distruzione del movimento comunista. Ciò non è affatto vero, come dimostra l’ascesa di partiti comunisti in diverse realtà. Pensiamo, per esempio, al KKE in Grecia o al Partito Comunista della Federazione Russa proprio nella ex Unione Sovietica. Insomma, per citare il compagno Fidel Castro: “Il crollo del socialismo in alcuni Paesi non significa che abbia fallito: ha perso una battaglia”.

Ma allora perché il movimento marxista in Italia è, praticamente, collassato? I motivi più lampanti che noi vediamo sono, principalmente: liderismo e revisionismo, o abbandono dei principi basilari del marxismo. Il liderismo, forse logica conseguenza del frazionismo, ha fatto sì che i leader delle varie correnti, una volta in disaccordo col Partito cui appartenevano, uscissero del Partito stesso e fondassero nuove organizzazioni marxiste (o pseudo tali). L’abbandono dei principi basilari del marxismo, invece, ha tolto la spinta propulsiva al movimento socialista e ha gettato sconforto nel popolo lavoratore. Detto questo possiamo rispondere alla famosa domanda: come ritrovare l’unità dei comunisti? La risposta che personalmente mi sento di dare è questa: attraverso un serio programma che riscopra i principi marxisti ed eliminando il liderismo. Nelle tante discussioni fatte tra compagni durante le riunioni di Partito o in occasioni più informali sono nate in me delle idee e una sorta di abbozzo di programma che ora, molto brevemente, vi espongo. Anzitutto lo scopo primario dei comunisti oggi deve essere quello di creare un movimento marxista indipendente e di classe, che rompa completamente con la classe borghese e che torni unicamente dalla parte dei lavoratori. In molte occasioni sento dire che il nemico da abbattere ora è Berlusconi e il berlusconismo, in virtù di questo è da auspicare una sorta di “santa alleanza” dei partiti di opposizione per rimuovere il nemico. Ebbene, io dico che questa affermazione, oltre a denunciare una mancanza di analisi marxista, è pura pazzia. Farò ora un’altra brevissima citazione, questa volta dal compagno Guevara: “Il popolo deve capire che non bisogna soltanto far cadere un dittatore, ma anche il sistema”. In maniera un po’ più approfondita: il nemico da abbattere, oggi come ieri, è il sistema capitalista e non si può ottenere questo obiettivo spianando la strada a Bersani o chi per lui, alfieri della Confindustria e difensori degli interessi della borghesia italiana. Insomma, bisogna capire che il capitalismo non può venire temperato dall’azione riformatrice, ma deve essere abbattuto dall’azione rivoluzionaria.



Un altro punto che voglio portare alla vostra attenzione è la necessità di ripartire dai luoghi di lavoro e dalle scuole. In molte fabbriche, luoghi di lavoro e scuole la scomparsa dei comunisti ha fatto sì che i lavoratori e gli studenti siano passati sotto le bandiere del populismo o, peggio ancora, del fascismo. Occorre tornare in questi luoghi, ricominciare a parlare con il popolo, riottenere la fiducia che per colpa della nostra sconsiderata miopia abbiamo perso. Si può fare tutto questo predicando bene e razzolando male, predicando l’emancipazione della classe proletaria e alleandosi con la borghesia? Ovviamente no.

Quanto detto fino ad ora ci porta al terzo e penultimo punto della riflessione che voglio sottoporvi: la necessità di formare i compagni, soprattutto giovani, e di sviluppare l’analisi marxista.

È un punto cruciale questo. Molti compagni, in particolare i giovani, non conoscono le basi del marxismo e quindi la loro azione, oltre a non essere efficace, è di stampo piccolo-borghese. È necessario quindi dare vita a seminari ed assemblee che formino i compagni e non solo. Deve essere un’opera di indottrinamento? Ovviamente no, bisogna che queste assemblee siano luogo di dibattito libero su vari temi, pur presentando ovviamente una impronta di analisi marxista. Bisogna, insomma, aumentare la conoscenza dei compagni. Per fare un’altra citazione: “Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza”. Tutta questa grande operazione porterà ad una importante conseguenza: lo sviluppo dell’analisi marxista, che ha subito un pesante arresto negli ultimi anni.

Veniamo ora all’ultimo e fondamentale punto necessario per l’unità dei comunisti: la rottura definitiva col liderismo. L’unico modo per ritrovare una unione forte è rompere definitivamente con un gruppo dirigente inetto che ha portato solo mali e divisioni all’interno del movimento marxista. Bisogna, se mi passate questo termine forte, spazzare via questi leaderini troppo impegnati a salvaguardare il proprio gruppo su cui esercitare influenza e potere e che stanno trasformando il movimento comunista italiano in una miriade di sette. Dobbiamo ritrovare il coraggio che ebbero Lenin e Gramsci quando ruppero, l’uno nel 1917 e l’altro nel 1921, con i gruppi dirigenti dei rispettivi partiti.

Per concludere: noi tutti non siamo utopisti, sappiamo bene che l’unità dei marxisti italiani non si può fare un giorno con l’altro, ma sarà frutto di un lungo percorso comune e di una riscoperta dei valori comunisti. Occorre però iniziare al più presto una seria discussione interna ed esterna sui programmi per dare vita al processo di riunificazione, bisogna ritrovare il coraggio e l’umiltà necessari per mettersi intorno ad un tavolo e discutere alla pari, senza nessuno disposto a fare la parte del leone. Solo così ritroveremo una unità forte. Ce lo chiedono la Storia e, soprattutto, il proletariato italiano ed internazionale.

Grazie per l’attenzione che mi avete dato."

D. Galluzzi Pcl Lodi
Fonte: Pcl Lodigiano

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