Allarme giovani in Italia record di inattivi in Europa ci batte solo la Bulgaria
Luisa Grion – la Repubblica 20/01/2012
Troppi ragazzi a spasso e troppe giovani donne che ancora non sanno cosa fare della loro vita. Tanti disoccupati che restano al palo per mesi e mesi prima di trovare un´altra occupazione; un 12,3 per cento di lavoratori sommersi che produce e vive completamente «in nero» e una media esorbitante di abbandoni scolastici – quasi il 19 per cento – che ci relega agli ultimi posti della classifica europea. In Italia non tutto è disastroso, qualcosa di buono è rimasto (la capacità di esportare) e su qualcos´altro stiamo migliorando (aumentano gli asili nido e diminuisce la violenza). Ma guardando al ritratto in cento statistiche appena pubblicato dall´Istat due aspetti balzano all´evidenza: il dramma generazionale e i dirompenti effetti della crisi.
Un futuro da Neet
Hanno fra i 15 e i 29 anni, non lavorano, non studiano, non fanno formazione: nel migliore dei casi, quindi, sono a spasso. Si tratta dei Neet (not in education, employment or traing), un fenomeno ormai conosciuto che “Noi Italia”, il rapporto dell´Istat, dà però in netta crescita. Sono oltre due milioni di giovani che si trovano in queste condizioni, il 22,1 per cento del totale (che diventa 24,9 nelle femmine) e la tendenza – dopo una leggera regressione fra il 2005 e il 2009 – è in netta crescita. Peggio di noi, in Europa, fa solo la Bulgaria (media del 23,6 per cento), la Francia si ferma al 14,6, la Germania non arriva all´11. Il dato, letto assieme a quello sulla disoccupazione giovanile (27,8 per cento), lascia pochi dubbi: è da qui che bisogna ripartire, magari puntando all´istruzione. Oltre che per l´alto tasso di abbandono scolastico l´Italia si distingue infatti anche per il basso livello di studi: fra i trenta-trentaquattrenni solo uno su cinque è laureato. Il 19,8 per cento del totale contro una media Ue del 33,6.
La disoccupazione lunga
Se i giovani sono scoraggiati i disoccupati non sono da meno perché, perso un lavoro, per trovarne un altro devono attendere mesi e mesi e non è affatto detto che trovino risposta. In Italia, certifica l´Istat, la disoccupazione di lungo periodo sta aumentando: oltre il 48,5 per cento dei “senza lavoro” resta tale per più di un anno. Se la crisi ha reso le condizioni più difficili per tutti e molti altri Paesi stanno sopra la media del 40 per cento (Germania compresa), in Italia il peggioramento è stato più evidente: fra il 2009 e il 2010 la disoccupazione di lungo periodo è aumentata di oltre quattro punti.
I sommersi
Al dramma del lavoro che non c´è, segnala l´Istat, va aggiunto quello del lavoro nero. In Italia c´è una quota di lavoro irregolare pari al 12,3 per cento. Ma guardando al Sud, ben un occupato su 5 è fuori da ogni regola (uno su 4, limitando l´analisi all´agricoltura). L´economia sommersa, precisa il presidente dell´Istat Enrico Giovannini ,«viene stimata al 17 per cento del Pil, quota che arriva al 20 se non calcoliamo la Pubblica Amministrazione, settore dove praticamente non c´è lavoro nero». Ma in alcuni settori – come alberghi, pubblici servizi (leggi bar) e assistenza alla persona (badanti, lezioni private) – il sommerso arriva al 57 per cento.
Fonte: Giovani Comunisti Toscana
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