Un reddito sociale garantito per i giovani senza lavoro attingendo ai super-patrimoni dei ricchissimi e un piano strategico ecologico, per il riassetto idrogeologico e la riconversione energetica, tagliando grandi opere inutili come la Torino-Lione e l’acquisto dei 130 cacciabombardieri F-35. Lo propone il leader di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero: «Si parla molto di dare una opportunità ai giovani e il tutto si risolve nella proposta di abolire l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori». Meglio fare proposte alternative, destinate a creare economia reale. Come? Tagliando sprechi e imponendo una mini-patrimoniale. Obiettivo: mezzo milione di posti di lavoro, in attività realmente utili per tutti.
Prima mossa, «istituire in Italia un reddito sociale per i disoccupati finanziato con una tassa sui grandi patrimoni», scrive Ferrero sul “Fatto Paolo Ferrero Quotidiano”. Basterebbe far pagare una piccola tassa dell’1% sui patrimoni che eccedono gli 800 mila euro (solo sulla parte che eccede, ovviamente), aumentandola proporzionalmente fino al 2% per i patrimoni sopra i 10 milioni di euro. In questo modo «si ricaverebbero 20 miliardi di euro, del tutto sufficienti a garantire il reddito sociale ad oltre due milioni di disoccupati». Cosa che, oltre a dare sostegno alle fasce più deboli, contribuirebbe a far crescere i consumi e quindi l’economia.
Altra manovra, un piano per il lavoro centrato sul riassetto idrogeologico del territorio e sulla riconversione energetica di tutti gli edifici pubblici, dalla coibentazione ai pannelli solari sul tetto. «Le risorse – spiega Ferrero – possono essere recuperate attraverso l’abolizione delle opere inutili e dannose: non acquistare i 130 cacciabombardieri, chiudere definitivamente ogni spesa sul Ponte sullo Stretto e chiudere i lavori sulla Tav in Val di Susa, facendo normalmente circolare i treni ad alta velocità sulla linea attuale, senza farne una nuova». Un maxi-risparmio, che renderebbe disponibili «diversi miliardi di euro, che sommati ai fondi europei per le aree No Tavsvantaggiate permetterebbero di mettere al lavoro almeno 500 mila persone».
Ovviamente, oltre ad essere rilevanti sul piano della giustizia sociale, queste due misure «aumenterebbero i consumi popolari, dando un contributo fondamentale ad un positivo rilancio dell’economia di almeno un punto di Pil». Questo, sostiene Ferrero, è un modo concreto per affrontare il problema dei giovani, mentre il governo Monti «vuole togliere l’articolo 18 per i nuovi assunti, cioè garantire per legge la libertà di licenziamento per i nuovi assunti, giovani o meno giovani che siano». Il problema è che abolire l’articolo 18 «non aumenta i posti di lavoro, per il semplice motivo che il numero di occupati non dipende dalla possibilità di licenziare la gente ma dalla possibilità di farla lavorare».
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